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Tanti auguri Schumi. Quanto manchi alla Ferrari e alla F1

Un uomo capace di cadere, ma anche di rialzarsi, mostrando al mondo le sue debolezze: questa è la storia del tedesco, sette volte campione del mondo, che compie 48 anni: un compleanno amaro il suo a quattro anni dall’incidente che gli ha cambiato la vita.
A cura di Matteo Vana
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Il 3 gennaio, per gli appassionati di Formula 1 e per gli sportivi in generale, non è una data come tutte le altre: correva l'anno 1969 e, nella piccola cittadina di Hürth, veniva alla luce il pilota più vincente di tutti i tempi. Michael Schumacher è universalmente considerato una leggenda, al mondo pochi sono stati in grado di raggiungere i suoi traguardi. Sette i titoli di campione del mondo in bacheca di cui cinque consecutivi con la Ferrari, la gran parte dei record della Formula 1 sono i suoi: il maggior numero di Gp vinti, le pole position, i giri veloci. Schumacher è, per la Formula 1, quello che Alì ha rappresentato per la boxe, Maradona per il calcio, Jordan per il basket; un personaggio in grado di avvicinare al mondo dei motori anche i più lontani, l'essenza di uno sport tanto complesso quanto affascinante.

Micheal Schumacher - Getty Images
Micheal Schumacher – Getty Images

Un campione abituato a cadere, ma soprattutto a rialzarsi

Michael Schumacher ha incarnato a pieno lo stile della Formula 1: un carattere forte, ribelle, che non esitava a fare a gomitate per reclamare il proprio spazio. Famosa la scena con Ayrton Senna: il brasiliano lo redarguì dopo alcune manovre al limite, lui, con il rispetto che si deve a un campione, ascoltò ma senza abbassare mai la testa. "Michael ha lasciato un'impronta importante che si sente ancora oggi" ha dichiarato pochi giorni fa Ross Brawn, uno degli amici più intimi dell'ex pilota Ferrari. Grazie a lui hanno vinto prima la Rossa, poi la Mercedes. Non ci sono solo i risultati a testimoniare la sua grandezza, ma anche la voglia di non arrendersi mai: un campione dal volto umano, capace di cadere, ma soprattutto di rialzarsi. Nel 1999, dopo essersi rotto una gamba in un incidente a Silverstone, riuscì a tornare più carico che mai vincendo finalmente, l'anno successivo, il primo dei 5 titoli con il Cavallino. Uno di quei personaggi che alla Formula 1, e soprattutto alla Ferrari, mancano tremendamente. Rosberg si è ritirato dopo il primo titolo, schiacciato dallo stress e dalle pressione, Schumacher è stato capace di domarla per sette volte. Nessuno come lui ha saputo capitalizzare il successo: al Gp del Nurburgring vennero venduti quasi 200mila cappellini della sua collezione, un dato che rende bene la portata del fenomeno Schumi.

Keep Fighting Michael

Un uomo con le sue debolezze, proprio quelle che hanno consentito ai suoi detrattori di infierire e ai suoi seguaci di vederlo ancora più vicino, più umano. Schumacher era lontano dal robot che sembrava essere quando abbassava la visiera e saliva in macchina; nel 1997, all'ultima gara, l'incidente con Jacques Villeneuve che lo privò del primo titolo con la Ferrari, è l'emblema del personaggio. Uno scatto improvviso, una scelta sbagliata dettata dalla voglia di arrivare al successo: questo è sempre stato il tedesco, un uomo che cercava di superare i propri limiti per dimostrare a tutti di essere il migliore. Quello che si appresta a festeggiare, però, sarà un compleanno amaro per lui e per i tanti appassionati di Formula 1: il quarto dopo la tragedia sulle nevi di Meribel che, nel dicembre 2013, ne ha segnato la sua esistenza per sempre, il quarto della sua nuova vita. Impossibile sapere se e come festeggerà, difficile capire anche se è il caso di farlo, ma di una cosa si può essere certi: Schumacher non ha perso la voglia di rialzarsi, di combattere. Il passato non conta, lo sguardo è già proiettato al futuro; keep fighting Michael, i tifosi sperano nell'ennesimo ritorno di un uomo abituato a cadere, ma soprattutto a rialzarsi.

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