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Valentino leader mondiale: dai, Rossi, conquista il “decimo”!

Valentino Rossi firma il miglior piazzamento in carriera a Austin. Chiude secondo con il bel sorpasso finale a Pedrosa. Cade Vinales. Il Dottore sale così in testa al Mondiale con sei punti di vantaggio sul “Top Gun”. La corsa al decimo titolo è iniziata.
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Doppio riscatto. Un anno fa la caduta a Austin gli costì un bel pezzo di Mondiale. Stavolta Valentino Rossi vede un incredulo Vinales perdere l'anteriore e andare lungo. A due giri dalla fine, poi, infila alla curva 19 Pedrosa, al primo podio da Misano lo scorso settembre, e celebra il miglior risultato sul Circuit of the Americas nonostante tre decimi di penalizzazione per aver guadagnato terreno passando fuori pista in un duello fisico con  Zarco. Marquez si gode la quinta vittoria su cinque gare in Texas, Rossi un secondo posto che lo porta in testa al Mondiale e rimette la storia del Dottore al centro delle gerarchie Yamaha dopo i due successi del giovane Top Gun.

Miglior piazzamento a Austin

Col secondo podio in Texas (dopo il terzo posto del 2015 solo un sesto, un ottavo posto e un ritiro), Rossi spezza un tabù e cancella cattivi ricordi. L'ultimo suo successo negli Usa è ormai perso nella memoria di un'altra generazione, nella nostalgia del 2008 e di un sorpasso ancora oggi da leggenda su Casey Stoner al Cavatappi. Ma questo secondo posto, a nove anni da quel sorpasso, a un'altra latitudine, con altri avversari, su un'altra moto, vale… per Vale, forse anche di più. E' il secondo posto dell'esperienza, del lavoro costante per migliorare una Yamaha con cui l'amore è stato tutt'altro che a prima vista. E' l'orgoglio che non si piega alla sfida del tempo, l'esperienza che si trasforma in virtù in una MotoGp che è sempre più paese per giovani ma dove poi i protagonisti restano i campioni che hanno convissuto e assorbito gli spettri del Trionfo e del Disastro senza farsene, in nessun modo e in nessun senso, conquistare.

Cade Vinales, Rossi allunga

La caduta di Vinales che perde l'anteriore e va lungo alla curva 18, cambia la storia della gara. Rossi nel quarto settore recupera costantemente almeno un decimo a Pedrosa e Marquez, che però guadagnano stabilmente uno o due decimi nei due tratti centrali del tracciato. Sull'asfalto sconnesso di cui si sono lamentati tutti, senza le gomme con la spalla rinforzata rimandate ancora, stavolta per scelta consapevole di Michelin dopo gli inconvenienti d'Argentina, Rossi fatica un po' a tenere la scia dei primi due. Ma il terzo posto gli basta per dare continuità a una stagione con tre podi nelle prime tre gare e a scavalcare il compagno di squadra in testa al Mondiale.

Dodici mesi fa, l'errore si trasformò in un gap di 33 punti rispetto allo spagnolo della Honda, che, come ha ricordato Valeria Aiello, "da quella gara in poi, pur non vincendo fino al successivo Gp di Germania, era riuscito a mantenere le distanze dal Dottore. Valentino, nel frattempo, era riuscito a vincere a Jerez e al Montmelò, ma la sfortuna si era accanita nuovamente contro di lui, al Mugello, dove il motore della sua Yamaha era andato in fumo mentre lottava per la testa della corsa contro il suo ex compagno di squadra, Jorge Lorenzo".

Il duello con Zarco e la penalizzazione

"Per me questa pista non è fantastica, ma nel 2015 e nel 2016 non ho avuto una brutta velocità. Firmerei per salire sul podio" diceva alla vigilia Rossi. Il Dottore nei primi giri non tiene il ritmo di Marquez e Pedrosa ma nemmeno riesce a staccare Zarco, rimasto in testa per sei giri in Qatar e capace della bella rimonta fino al quinto posto a Termas de Rio Hondo. Le prime indicazioni del gran premio non si discostano poi tanto dalle intuizioni del venerdì. "Come passo dobbiamo ancora lavorare, dobbiamo migliorare in staccata ed un altro paio di cose, ma come inizio è migliore rispetto alle prime due gare" commentava Rossi, che duella a sportellate con Zarco finendo anche fuori pista alla quarta curva. Prende però un vantaggio che secondo i commissari viola il regolamento, e viene penalizzato di tre decimi sul tempo complessivo a fine gara. Una zavorra che non cambia la sostanza né, soprattutto, l'ordine di arrivo.

I primi non girano su ritmi insostenibili, viaggiano sul piede del 2:05 basso, e questo permette da un lato a Marquez di chiudere il gap su Pedrosa, dall'altro a Rossi di tenere il contatto almeno visivo con i due alfieri iberici della Repsol Honda. Si mantiene a otto decimi dai primi, il Dottore, che però comincia a perdere un paio di decimi a settore col passar dei giri rispetto  al re di Austin, Marquez, primo a girare sotto il 2:05.

Il sorpasso a Pedrosa

Non si concede pause, Marquez, che negli ultimi giri torna a martellare. Rossi, che fa segnare la velocità più alta allo speed trap fra i primi quattro, amministra e apre un gap costante su Zarco, che raggiunge il secondo e mezzo a dieci giri dalla fine, e conferma la crescita di una Yamaha per tutto il weekend più stabile all'anteriore e più costante tanto sul giro secco quanto sul passo gara.

Nella giornata di un settimo posto valido soprattutto per il morale di Iannone che nel periodo più difficile della sua carriera in MotoGp, riesce a stare davanti a Lorenzo (lo spagnolo ha preso il suo posto in Ducati), Vale regala e si regala un finale forse inatteso. Non si accontenta, nemmeno alla luce della penalizzazione, di fare il vuoto su Zarco e conservare la certezza del podio. Vale intravede una possibilità e da uomo che nel furor della competizione si esalta, va a lanciarsi all'inseguimento di Pedrosa e festeggia un secondo posto che vale quanto una vittoria. Tre indizi, oggi più che mai, fanno una prova. Rossi non è ancora pronto ad abdicare.

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