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Valentino Rossi, “somaro” ad Assen: rimonta più difficile ma non impossibile

Inseguiva il decimo trionfo nella Cattedrale ed è caduto alla curva 10 a dieci giri dal traguardo. “Tra i peggiori errori della mia carriera” dice senza cercare scuse, dandosi dell’asino come nel 2009. “Ma mai dire mai” conclude, ficcando in valigia la fiducia per le ultime dieci gare.
A cura di Valeria Aiello
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“Sono stato un somaro” sintetizza in tre parole Valentino Rossi, prima di lasciare l’Olanda per tornare a casa. Il diluvio che ha stravolto la Cattedrale del motociclismo affoga le speranze di recuperare punti importanti in campionato ma non annega la prospettiva di conquistare il decimo titolo iridato. “Sarà difficilissimo” ma non impossibile. Dopo l’errore di Austin, Valentino ha commesso un secondo errore ad Assen, terzo zero nel mondiale con il problema al motore al Mugello. Ma se l’errore negli Usa, arrivato dopo 25 GP “poteva anche starci” quello di Assen “è stato gravissimo, uno dei peggiori della mia carriera”.

Valentino Rossi con i marshall dopo aver provato la ripartenza / Getty
Valentino Rossi con i marshall dopo aver provato la ripartenza / Getty

Rossi somaro, come nel 2009

Il pensiero vola rapidamente a Valencia 2006, poi ritorna al 2009, quando in quella Misano di sette anni fa il pesarese sdrammatizzava sulla caduta a Indianapolis, indossando un casco con la scritta “The Donkey” al posto di quella “The Doctor” e con sopra un grande asino con cui volare davanti al duo spagnolo Lorenzo-Pedrosa. Poi la festa sul gradino più alto del podio, con due grandi orecchie per ascoltare al meglio il verso del suo Popolo giallo.

Valentino Rossi con le orecchie da asino dopo la vittoria al Gp di San Marino del 2009 / Getty
Valentino Rossi con le orecchie da asino dopo la vittoria al Gp di San Marino del 2009 / Getty

L’errore di Assen

Rossi non cerca scuse e difende la scelta di montare al posteriore, per la seconda frazione di gara, gomma rain morbida per trovare maggiore grip che però, di fatto, mette in crisi il suo anteriore. Rossi cade quando ad Assen inseguiva il decimo trionfo, tradito dal bagnato della curva 10 quando mancavano 10 giri dal termine. Poi si rialza in fretta dalla ghiaia, prova a far ripartire la Yamaha ma la sua M1 si spegne proprio quando stava tirando su la moto, per cui non c’è più nulla da fare. “Non ho ricevuto tanto aiuto dai marshall, ma è stato giusto così, per loro era rischioso”. Quanto allo sbaglio, il campione di Tavullia non si dà pace: “Ho fatto un errore da principiante, sono arrivato alla curva dieci 5 Km/h più forte, ma anche se ho frenato nello stesso punto, sono finito a terra”. Poi il riscontro con il fornitore francese: “Ne ho parlato con la Michelin, forse sul bagnato l’anteriore è un po’ come a marzo con le slick. Eravamo abituati alle Bridgestone, con cui si poteva spingere molto il davanti, ma credo che sia un problema che Michelin può risolvere”. A confermarlo, le tante cadute nei tre turni bagnati, libere 4, qualifiche e gara, principalmente di anteriore.

Rimonta più difficile ma non impossibile

“Per adesso è il campionato delle occasioni perse” e per il mondiale si fa sempre più dura. Marc Marquez ha fatto il ragioniere, consigliato alla nausa dal suo team. “Mi avranno ripetuto almeno 40 volte che dovevo finire la gara” ammette el Cabroncito che lascia pista libera al primo trionfo in MotoGp di Jack Miller, gestendo una piazza d'onore che con Rossi fuori dai giochi e Lorenzo naufrago nelle retrovie per la paura di cadere, allunga in testa a un mondiale che si prepara al giro di boa del Sachsenring. Il maiorchino è secondo in campionato, a 24 punti da Marquez mentre il ‘dottore’ è terzo, a meno 42 punti dalla vetta. All’appello mancano dieci gare e per Rossi la rimonta si fa più complicata ma “mai dire mai” assicura da cinefilo dei film di James Bond. “Non è finita fino a quando non è finita davvero” conclude nel chiudere la valigia, frustrato dalla chance buttata ma consapevole che velocità e competitività sono sue alleate nella caccia al decimo titolo mondiale. Missione difficile ma non impossibile per il Dottore che a 37 anni suonati condensa nella fiducia il segreto di una carriera infinita.

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