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Vespa, l’icona del made in Italy che ha fatto la storia

Dal 1946, anno in cui fece la sua comparsa, ad oggi il mito non ha mai conosciuto un momento di flessione: da simbolo di rinascita e libertà a icona del cinema, passando per la musica e l’arte. Una storia tutta italiana che ha fatto il giro del mondo.
A cura di Matteo Vana
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La nascita del mito

Un successo senza precedenti, una marcia trionfale che appare inarrestabile: la Vespa non conosce confini tanto che l'aggettivo intramontabile, spesso usato a sproposito, sembra essere stato coniato proprio per una delle icone del made in Italy nel mondo. L'ultima versione, quella elettrica presentata ad Eicma che la casa italiana vorrebbe lanciare sul mercato nel 2017, è solo l'ennesimo capitolo della saga. Una storia che affonda le sue radici nell'Italia del dopoguerra quando, nella campagne torinesi, nacque la Paperino, antenata della Vespa e considerata il brutto anatroccolo della casa. Due anni dopo, però, la trasformazione in cigno: merito di Corradino D’Ascanio, l'uomo che odiava le motociclette, al quale Enrico Piaggio affidò il compito di progettare un veicolo rivoluzionario. Settanta anni dopo quel veicolo, rivisitato in ogni salsa, continua a mietere successi.

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Le origini del mito si perdono nella storia tanto che ci sono leggende anche sul nome: la versione più famosa vuole che il termine Vespa sia stato coniato da Enrico Piaggio che vedendola esclamò "sembra una vespa!" per via delle forme e del suono particolare del motore. La Vespa, come la 500, ha scandito le tappe più importanti della storia italiana eppure, in principio, era stata accolta con freddezza dal pubblico: il primo lotto, infatti, non riscosse un grande successo e anche la Moto Guzzi, una delle case più famose all'epoca, la snobbò. Un errore grossolano tanto che, dopo il primo anno, la Vespa quintuplicò le vendite.

La storia del cinema

Prodotta con varie motorizzazioni, la Vespa ha sempre mantenuto intatte le proprie caratteristiche. La sua linea, pur variando nel particolare, rimane inconfondibile nell'insieme: qualsiasi sia il modello, qualsiasi sia l'anno di produzione, le sue caratteristiche fondamentali rimangono impresse a tal punto che l'oggetto Vespa è identificabile in modo univoco. Dai modelli 50 cm³ per uso dai 14 anni senza patente e rigorosamente senza passeggero a quelli 125 cm³ che potevano ospitare anche un passeggero – in particolare il modello Primavera – guidabili in Italia a partire dai 16 anni, fino alle versioni da 150 e 200 cm³ autorizzate anche al transito autostradale, la due ruote più famosa del mondo è difficile da confondere. Una successo senza precedenti aumentato anche da numerose apparizioni in film cult: è grazie a lei che Gregory Peck e Audrey Hepburn scorrazzano per le vie della Capitale in "Vacanze Romane", sempre lei ad accompagnare le scorribande di giovani sbandati di borgata in "La notte brava" o Alberto Sordi e Aldo Fabrizi in "Mi permette babbo" fino ad arrivare a Nanni Moretti che in "Caro diario" la usa per girare in una Roma deserta.

Il tributo dell'arte

Un simbolo di libertà, l'immagine di un'Italia che rinasce: questo ha rappresentato la Vespa per milioni di compatrioti che, tutt'oggi, continua a conquistare fan più o meno giovani. Entrata nell'immaginario collettivo, la due ruote più famosa del mondo ha conquistato una fetta di pubblico così vasta e variegata che è difficile analizzare quali siano le reali ragioni del suo straordinario successo che non si riflette solo nel cinema, ma anche nella musica e nell'arte in generale. Dallo scooter di Sting in Quadrophenia a Cesare Cremonini che, nell'album di esordio dei suoi Lunapop, cantava "50 special" e ricordava "quanto è bello scorrazzare per i colli bolognesi, se hai un Vespa Special che ti toglie i problemi", fino ad arrivare al MoMA di New York dove è esposta proprio come una qualsiasi opera d'arte.

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