10 motivi per vedere la Ferrari vincente nel 2016
Il 2016 sarà l'anno della svolta per la Ferrari? Chi può dirlo. I miglioramenti che hanno caratterizzato il 2015 della scuderia di Maranello sono sotto gli occhi di tutti e essere stati al livello delle due Mercedes per buona parte del campionato è un segnale che non è passato inosservato. Sergio Marchionne ha parlato di "battaglia", Maurizio Arrivabene ha detto che la Ferrari è "nata per correre". Lo spirito sembra essere quello giusto. Alla pista l'ardua sentenza.
Abbiamo individuato 10 motivi per cui la Ferrari potrebbe vincere il Mondiale nel 2016.
1. I tecnici. La squadra di lavoro di Maranello sembra essere affiatata e prontissima ad un 2016 da che si preannuncia scintillante. I miglioramenti della monoposto sono dovuti anche, e soprattutto, al lavoro di quelli che stanno dietro le quinte, non prendono mai la scena e mettono in atto le indicazioni dei piloti.
2. La monoposto. La macchina che guideranno Seb e Kimi sarà molto diversa a quella del 2015 sia nell'anteriore che nel posteriore. Arrivabene ha parlato di "diavolo che si nasconde nei dettagli", cosa dobbiamo aspettarci? A Maranello si lavora duramente.
3. La line-up. La riconferma della coppia di piloti che ha portato allo sviluppo dell SF15-T in maniera lineare senza troppi intoppi è molto importante per il team di Maranello: Vettel e Raikkonen hanno dimostrato di poter lavorare molto bene insieme per il progresso della power unit e della parte aerodinamica della monoposto.
4. Sebastian Vettel. Il pilota tedesco ha avuto un impatto devastante con il mondo Ferrari e la voglia di emulare il suo idolo portando alla vittoria la Rossa è tanta. L'applicazione e il metodo con cui lavora ogni weekend e durante i test non potranno che portare a dei risultati prima o poi.
5. Kimi Raikkonen. La riconferma per la stagione 2016 è stato un ottimo segnale per l'ultimo campione del mondo con la tuta rossa. Raikkonen ha dimostrato più volte quest'anno di essere un pilota vero ma, in alcuni casi, la voglia di strafare e dimostrare lo ha portato a commettere ingenuità. Il finnico potrà essere un'arma importante durante la prossima stagione.
6. Il gruppo. Quello messo in piedi da Sergio Marchionne e Maurizio Arrivabene a fine 2014 è un gruppo che ha mostrato un grande attaccamento alla causa Ferrari. Oltre al lavoro messo in pratica nel box, l'episodio di Marina Bay dopo la vittoria di Sebastian Vettel ne è l'esempio lampante: un certo numero di meccanici Ferrari è andato a fine gara verso la zona del parco chiuso per festeggiare la vittoria del tedesco sotto il podio e, nel marasma, un paio di loro avrebbero "sfondato" le transenne che delimitavano la zona del parco chiuso. Un po' di sano entusiasmo dopo un anno di purgatorio.
7. Il condottiero Arrivabene. Può piacere o meno ma Maurizio Arrivabene è il vero simbolo della #redrev15. Il Team Principal ha cambiato l'impostazione del lavoro a Maranello e ha fatto capire il concetto di squadra ad un team che l'anno prima sembrava essere insieme per caso. La determinazione e la progettualità dei vertici della scuderia sono rappresentati in pieno da quest'uomo che nell'arco di pochi mesi è entrato nelle grazie di tutti i tifosi del Cavallino.
8. Ci pensa James? Allison è l'uomo del rilancio della Rossa. Dopo aver assunto pieni poteri sulla gestione tecnica, l'ingegnere britannico appartiene ad una branchia dell'automobilismo molto precisa, ovvero quella del risparmio gomme e dell'aerodinamica gentile. Le sue idee e il suo modo di lavorare hanno fatto ripartire la Ferrari e adesso non resta che attendere per vedere cosa ci riserverà per il 2016.
9. Continuo sviluppo. Il cambiamento delle regole sul congelamento delle Power Unit ibride ha dato una grossa mano alla Ferrari. Se nel 2014 sono rimaste invariate, nel corso della scorsa stagione lo sviluppo del motore è stato continuo e il gap si è ridotto. I tifosi della Rossa sperano di poter vedere una monoposto competitiva fin da subito nel 2016. Il gap con la Mercedes, team campione del mondo in carica e che punta a ripetersi pure nel 2016, nelle ultime gare si era ridotto sensibilmente: adesso il lavoro invernale farà il resto.
10. Sergio Marchionne. Amato negli USA, criticato in Italia. Ora per il manager di FCA è arrivato il momento della verità anche alla guida del Cavallino. Per dirla come i ragazzi del Terzo segreto di satira, "in America dà del tu a Obama", ma in Italia è stato spesso criticato per le sue scelte imprenditoriali e non gode di stima incondizionata neppure da parte dei tifosi della Rossa, orfani di quel Montezemolo capace di lasciare un segno indelebile nei suoi 23 anni di gestione. Riuscirà a farli ricredere? Dopo un 2015 così non ci resta che attendere il verdetto delle piste.