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A rischio i “furbetti” della targa estera, senza reimmatricolazione scatta la multa

Il Giudice di Pace di Pavullo nel Frignano ha confermato la sanzione inflitta a un automobilista comunitario trovato ripetutamente in Italia alla guida di un’auto con targa rumena per mancata immatricolazione italiana.
A cura di Valeria Aiello
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Circolare in Italia con un’auto con targa bulgara, tedesca, ungherese, rumena o di altri Paesi europei, nella speranza di evitare di incorrere in sanzioni, sottrarsi ai controlli fiscali, insomma per risultare invisibili agli occhi di Carabinieri e forze di Polizia: a richiamare l’attenzione sui “furbetti” della targa estera è la decisione del Giudice di Pace di Pavullo nel Frignano, in provincia di Modena, che con sentenza n. 265 depositata il 20 dicembre 2017 e pubblicata in rete da quotidiano giuridico dirittoegiustizia.it, ha confermato la sanzione inflitta a un automobilista comunitario trovato in Italia per tre volte nell’arco di dieci anni alla guida di un’auto rumena, una Volkswagen Passat di proprietà della madre (priva di patente di guida), per mancata reimmatricolazione. A nulla sono valse le osservanze presentate dal conducente del veicolo che, lo scorso mese di gennaio, aveva superato la revisione del veicolo in Romania.

Multa fino a 335 euro

In Italia, per far scattare la multa per mancata reimmatricolazione con targa italiana di un veicolo straniero basta essere trovati per tre volte alla guida dello stesso veicolo in un periodo di tempo superiore a sei mesi. Nel caso di specie, durante il controllo dei Carabinieri, l’automobilista aveva esibito una patente rumena che, dagli accertamenti, gli uomini dell’Arma avevano riconosciuto come falsa, facendo scattare un ulteriore provvedimento. Quanto al veicolo, in passato stato anche già sottoposto a fermo amministrativo per incauto affidamento del proprietario. È il caso di ricordare che l’articolo 132 del Codice della strada al comma 1 prevede che "gli autoveicoli, i motoveicoli e i rimorchi immatricolati in uno Stato estero (…) sono ammessi a circolare in Italia per la durata massima di un anno, in base al certificato di immatricolazione dello Stato di origine". Per la violazione di questa norma è prevista una sanzione da 84 a 335 euro.

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