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Alex Rins: “Marquez e Rossi? Gli è sfuggita di mano”

Il vicecampione del mondo della Moto2 sul caso Rossi-Marquez e il suo anno da rookie in classe intermedia, senza alcun rammarico per non essere passato direttamente in MotoGP : “A 18 anni non mi sentivo pronto a lottare con Vale, Marc e Jorge, il salto di Miller è folle”.
A cura di Valeria Aiello
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A destra, Alex RIns (19 anni)
A destra, Alex RIns (19 anni)

Alex Rins è uno dei talenti più promettenti della classe intermedia, uscito fuori da vice campione del mondo alla sua stagione di debutto nel mondiale Moto2 in sella alla Kalex messa in pista dal team Paginas Amarillas HP 40 di Sito Pons. Dopo tre anni in Moto3, il 19enne catalano ha conquistato due vittorie e otto podi che gli sono valsi il secondo posto in classifica piloti e il titolo di rookie of the year, battendo anche Alex Marquez, il fratello di Marc, suo ex compagno di squadra in Moto3 con il team Estrella Galicia 0,0 che, passato in Moto2 da campione iridato della classe cadetta, ma che ha chiuso con la 14esima piazza in classifica iridata. Ma è proprio sul maggiore dei fratelli Marquez e la vicenda che ha infiammato le battute finali del mondiale MotoGp che Alex Rins ha detto la sua nell’intervista rilasciata a Elena Izardo pubblicata sul sito elespanol.com.

La cosa gli è sfuggita di mano, sia a Rossi che a Marquez – ha detto Alex Rins – Avrebbero dovuto chiarire tutto in Malesia perché il nostro sport non è come il calcio, che ha tante polemiche. Il motociclismo è uno sport di contatto, corpo a corpo, ma le lotte sono in pista. Penso che entrambi sono sufficientemente pronti a fare tabula rasa.

Nessun rammarico per non essere passato direttamente in MotoGP, come invece fatto da Jack Miller, approdato dalla categoria cadetta alla sella della Honda Open del team di Lucio Cecchinello.

No, perché a 18 anni non ero pronto a combattere con Marquez, Lorenzo e Rossi. Se potrò andare in MotoGP sarà per combattere con quelli che stanno davanti. Ho preferito fare le cose con calma e seguire il loro corso naturale. Penso che ciò che ha fatto Miller sia folle. La Moto2 è un'ottima scuola per poi fare il salto in MotoGP”.

Con un anno di esperienza nella nuova categoria, per la prossima stagione Rins ha tutte le carte in regola per poter lottare per il titolo mondiale. Un obiettivo su cui per ora il catalano non si focalizza, preferendo non fare progetti a troppo lungo termine “perché poi la pressione diventa troppo alta”.

Cosa ho imparato? A gestire le prove e a lavorare a pieno ritmo fin da venerdì perché più vai forte più problemi trovi – spiega Rins – La Moto2 mi ha insegnato ad utilizzare la furbizia perché è la categoria più equilibrata di tutte. Sono maturato e mi ha fatto maturare. Anche la mia squadra mi ha insegnato molto, grazie alla lunga esperienza fatta in anni di mondiale. Ricordo che all’inizio della stagione ero completamente perso, la prima volta che sono tornato al box mi hanno chiesto “Cosa si può migliorare”? e io non avevo idea di cosa rispondere. Ma loro avevano già lavorato con piloti giovani come Maverick Viñales e Pol Espargaró e hanno saputo guidarmi”.

La cosa più difficile? La gestione di gara e capire quando accontentarmi. A Jerez non l’ho fatto e sono caduto. Ho dovuto imparare a mantenere la lucidità e non farmi trascinare dall’istinto”. E quella meno difficile? Mi avevano parlato molto del degrado delle gomme ma io sono sempre stato un pilota dallo stile pulito e non le rovino troppo”

Obiettivo titolo nel 2016? Sulla carta sì ma non mi piace fare piani a lungo termine perché poi la pressione diventa troppo alta. Preferisco pormi degli obiettivi a breve termine, mi piace lavorare così.

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