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Audi conquista la 24 ore di Le Mans nella LMP1. Fisichella e la Ferrari si aggiudicano la GTE Pro

Tredicesimo successo per la casa tedesca nella storica gara. Toyota alza bandiera bianca dopo un dominio di 14 ore. Mark Webber esce di scena a poche ore dalla bandiera a scacchi.
A cura di Fabrizio Carrubba
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I quattro cerchi sono il simbolo dell’ottantaduesima edizione della 24 Ore di Le Mans, una delle corse più affascinanti dell’intero panorama automobilistico. Audi riesce nell’impresa di ribaltare il pronostico che vedeva lo squadrone Toyota come il favorito della corsa e mette a segno una importante doppietta, con il primo posto della R-18 e-tron Quattro dell’equipaggio composto da Fassler, Lotterer e Treluyer, davanti alla vettura gemella portata in gara da Gené, Di Grassi e Kristensen. Un successo importante che porta a tredici vittorie in questa competizione per la casa automobilistica di Ingolstad. Terzo posto per la Toyota numero 8 di Davidson, Lapierre e Buemi. Il gradino più basso del podio non consola di certo il lavoro svolto dal Team Toyota Racing, dato che per oltre 14 ore di gara era stata la TS 040 Hybrid numero 7 affidata a Nakajima, Wurz e Sarrazin a dominare in pista.

Audi gode, Toyota si accontenta – Le premesse alla vigilia della gara erano tutte a favore della Toyota TS 040 Hybrid, capace di stupire in prova e di conquistare la pole position. E i giochi sembravano pressoché fatti, con un dominio durato 14 ore per la numero 7. E mentre la vetture di Nakajima, Wurz e Sarrazin comandava, la numero 8, che sarà terza al traguardo, rimaneva vittima di una serie di problemi. Prima un testacoda e poi al 24esimo giro, nel tentativo di evitare l’impatto con l’Audi di Bonomi, Lapierre andava ad impattare contro le protezioni, recuperando la via dei box, ma perdendo terreno pesante dalla testa della corsa. Audi invece si lanciava all’inseguimento della veloce TS 040, con la R-18 di Fassler in seconda posizione e quella di Gené in terza. Alla quattordicesima ora il colpo di scena, con la Toyota numero 7 che abbandona la gara. Sono le 5:10 del mattino e siamo nel corso del 220esimo giro. Quando un problema elettrico ferma la corsa della TS 040 lasciando via libera alle Audi.

Kristensen, il re, abdica – Al comando della 24 ore di Le Mans si trova ora l’equipaggio composto da Gené, Di Grassi e dal re della 24 ore, ovvero Tom Kristensen, pilota capace di vincere ben 9 edizioni della corsa. Non esistono ordini di scuderia, ma sulla durata della gara l’incognita è sempre dietro l’angolo e per la Audi numero 1 la sfortuna arriva alla ventesima ora, quando un problema al turbo costringe la R-18 a perdere parecchio tempo ai box, lasciando via libera all’equipaggio numero 2. Dalle retrovie intanto Toyota si prende una piccola rivincita con Lapierre, Buemi e Davidson, che recuperano il terreno ed i giri persi nelle prime tornate di gara recuperando fino alla terza posizione.

Mark Webber protagonista sfortunato– La Porsche ha provato a giocarsi la vittoria con una macchina molto competitiva, la 919 hybrid, affidata ad un equipaggio di tutto rispetto, formato da Mark Webber, Hartley e Bernhard. La squadra era ampiamente in lotta per la vittoria, o per lo meno per il podio, sfruttando oltre alle prestazioni della macchina anche le sfortune degli avversari. Purtroppo anche la mala sorte bussa alla porta di casa Porsche e proprio a due ore dal termine, quando alla guida c’era proprio Webber, la 919 deve rientrare ai box, ritirandosi.

Fisichella vince la GTE Pro – E’ festa in casa Ferrari che si aggiudica il miglior risultato nella categoria GTE Pro con Giancarlo Fisichella. La Ferrari 458 numero 51 della scuderia AF Corse portata in gara da Fisichella, Bruni e Vilander ha condotta una bellissima gara dovendo contrastare i continui attacchi della Aston Martin guidata da Bruno Senna, Turner e Mucke. Sorpassi e controsorpassi ad ogni cambio pilota, fino a quando la Aston Martin ha dovuto cedere a causa di un problema tecnico. La Ferrari di “Fisico” va a vincere la categoria davanti alla Chevrolet Corvette C7 di Magnussen, Garcia e Taylor ed alla Porsche 911 RSR di Holzer, Makowiecki e Lietz.

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