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Auto, cinture di sicurezza posteriori: multe raddoppiate in Italia

Un’elaborazione dati della Polstrada evidenzia un’impennata delle infrazioni per mancato uso delle cinture di sicurezza posteriori. Maglia nera a Catania, Padova e Bologna. Trieste è invece la città dove si è registrato il maggior numero di verbali per dispositivi alterati o ostacolati.
A cura di Valeria Aiello
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Allacciare le cinture di sicurezza non piace agli italiani. Un’indagine della Polstrada rivela che, oltre ad essere una cattiva abitudine, il mancato uso di sistemi di ritenuta è il secondo verbale più contestato in Italia, dietro solo all’eccesso di velocità. L’obbligo vige dal 1988 per quelle anteriori e dal 2006 per quelle posteriori ma i dati fanno emergere una situazione allarmante, in particolare tra gli occupanti dei sedili di dietro.

Cinture posteriori, verbali raddoppiati in Italia

Sono ancora in molti, infatti, a ritenere che i passeggeri seduti dietro non siano tenuti ad allacciare le cinture di sicurezza, dal momento che l’art. 172 del Codice della Strada non specifica la differenza tra posti anteriori e posteriori (“Il conducente e i passeggeri – stabilisce la norma – hanno l'obbligo di utilizzare le cinture di sicurezza in qualsiasi situazione di marcia”). Questo ha dato luogo a diverse interpretazioni nonostante il vincolo normativo riguardi sia chi è al volante sia le persone a bordo dell’auto, indipendentemente dal sedile occupato. I numeri del fenomeno sono stati elaborati da Polstrada per il Corriere della Sera.

Nel 2019, c’è stata un’impennata d’infrazioni per i passeggeri posteriori rispetto allo scorso anno: sono quasi raddoppiati – si legge nell’edizione online – . Sono stati controllati 166mila veicoli, in 22.275 posti di blocco disposti in 17 città: da Torino a Milano, passando per Genova, Firenze, Roma, Cagliari, Napoli e Palermo. In testa a questa poco virtuosa classifica c’è Catania, seguita da Padova e Bologna. Se si guarda invece ai verbali per i dispositivi «alterati o ostacolati», sempre secondi i dati della Stradale, al primo posto c’è Trieste, poi Torino e L’Aquila”.

Come descritto anche da altre recenti indagini, il comportamento nelle diverse città fa emergere profonde disparità geografiche, mandando in pensione alcuni stereotipi che vorrebbero soltanto i residenti del Sud tra più indisciplinati. “Non esiste area immune da questa infrazione — spiega la Polstrada — e queste persone non calcolano che non indossare le cinture comporta un elevato rischio di morte non solo per il possibile violento urto frontale contro il retro del sedile anteriore o laterale contro i finestrini ma non è infrequente che, al momento dell’impatto, si venga sbalzati fuori dall’abitacolo a causa della pressione e del peso che fa aprire le portiere”.

Le sanzioni previste

In ogni caso, allacciare le cinture in auto è determinante per la sicurezza e la protezione di tutte le persone che viaggiano a bordo del veicolo, oltre ad evitare di incorrere in multe piuttosto salate. Il già citato art. 172 del Cds prevede infatti che chiunque non utilizzi le cinture di sicurezza è soggetto alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da 81 a 326 euro, oltre alla decurtazione di 5 punti dalla patente (10 se la licenza è stata conseguita da meno di tre anni). In caso di recidiva nei due anni successivi alla prima infrazione, consegue la sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente da quindici giorni a due mesi. Chi, invece, pur facendo uso di dispositivi di ritenuta, ne altera oppure ostacola il normale funzionamento degli stessi, rischia una multa che può andare da 41 a 168 euro.

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