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Auto elettriche, l’Italia pesa solo l’1% del mercato europeo

Nel 2016 vendute 1.400 elettriche, meno dello 0,1% del mercato auto italiano.
A cura di Valeria Aiello
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Auto elettriche poco diffuse e poco vendute in Italia, dove il mercato elettrico fatica a decollare. Delle circa 504mila auto elettriche vendute nel mondo nel 2016, l’Italia pesa per circa l’1% del mercato europeo.

Italia fananlino di coda

Lontane Cina e Stati Uniti in vetta al mercato dell’auto elettrica. Con 1.400 immatricolazioni nel 2016 – un po’ meno di quelle registrate nel 2015 –le vendite in Italia rappresentano circa lo 0,1% del mercato italiano dell’auto, rileva l’Energy&Strategy Group del Politecnico di Milano, stimando la dimensione del mercato italiano e globale delle vetture senza combustibile.
Tra i principali motivi che frenano l’ascesa dell’elettrico, prezzi d’acquisto ben più alti di quelli di analoghi modelli con motore a combustione. Differenza che, nella categoria compatte, può arrivare anche a toccare 10mila euro, vanificando il vantaggio dell’elettrico rispetto a un’auto tradizinoale. In un ipotetico scenario, percorrere 10-15mila km l’anno costerebbe più con un’elettrica che con un’auto con motore a combustione. Altro tema è quello dell’incentivazione all’acquisto, con l’Italia fanalino di coda rispetto alle altre nazioni europee, piuttosto che i timori per l’autonomia reale, dopo anche il test realizzato da AltroConsumo con il Tcs, l’Automobile Club svizzero. Nelle simulazioni su strada, in condizioni di utilizzo reali, i tre i modelli di elettriche – Opel Ampera-e, Nissan Leaf e Renault Zoe – hanno mostrato tutte un’autonoma reale molto più bassa del dichiarato e nessuna arriva a toccare il 60% di quanto dichiarato dalle case automobilistiche.

Dubbi su autonomia e rete

Su strada, fanno sapere da Altroconsumo, Nissan Leaf può percorrere un massimo di 144 km contro i 250 km dichiarati; Opel Ampera-e 304 km invece di 520; Renault Zoe 232 km al posto di 400. “Queste auto sono omologate con il ciclo NEDC, un test su rulli (non su strada) poco realistico, perché accelerazioni e decelerazioni sono troppo modeste e non prevede l’accensione del climatizzatore né la presenza di carico a bordo: insomma un'auto in vetrina, non su strada”. C’è poi il rischio non riuscire a trovare una colonnina per i rifornimento. Dall’analisi del Politecnico emerge che nel mondo, a fine 2016, si contavano 1,45 milioni di punti di ricarica (+81% rispetto al 2015) ma le postazioni pubbliche rappresentano appena il 13% del totale, mentre l’87% sono private – cioè quelle che i proprietari di auto elettriche mettono in casa propria per ricaricare la propria auto elettrica. In italia la diffusione delle postazioni non certo capillare anche se i punti di ricarica pubblici sono in crescita del +28% rispetto al 2015, circa 1.750, comunque meno del 3% delle postazioni europee. Infine, c’è la questione legata ai tempi di ricarica, considerato che ci vogliono diverse ore per fare il pieno di elettricità da una presa da un normale impianto domestico. “Il tempo di ricarica dipende anche dalla capacità della batteria dell’auto (più è grande, più tempo ci vuole per riempirla). Installando nel box sistemi di ricarica a potenza maggiore si può risparmiare tempo, ma è necessario sostenere costi maggiori per l'impianto potenziato. Durante il rifornimento si disperde in media un 5-10% di energia e anche questo incide, seppur indirettamente, sui consumi dell'auto”.

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