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Biaggi: “Tornare a correre? No, ha ragione mio padre. La vita è un dono”

Il pilota romano si racconta dopo l’incidente: “Solo gli stupidi non imparano le lezioni e ho capito che non vale più la pena rischiare. In ospedale i primi giorni non riuscivo a parlare, scrivevo sul telefonino per comunicare; ho avuto paura” ha dichiarato.
A cura di Matteo Vana
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Il peggio è ormai alle spalle, ma la grande paura non è ancora passata. Max Biaggi ha rischiato di non farcela, l'incidente capitato al romano sulla pista Il Sagittario di Latina poteva essere ben più grave: ora il centauro capitolino, dopo aver lasciato l'ospedale in cui era ricoverato, prosegue le sue cure nella clinica privata Pio XI. "La maggior parte del tempo la passo sdraiato, ogni tanto mi alzo. Ecco, la parte terribile è stata questa, bloccato in un letto in rianimazione, non puoi muoverti, piegarti, al massimo alzare appena lo schienale. Per 17 giorni non mi sono mosso, i primi non potevo neppure parlare, soffiavo, per comunicare scrivevo sul telefonino" racconta in una intervista concessa ai microfoni della Gazzetta dello Sport.

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Un evento, quello capitato al Corsaro, che rimarrà bene impresso nella mente del sei volte campione del mondo. Un trauma che è costato al pilota italiano la rottura delle costole e una clavicola fratturata, oltre a un doppio intervento per effettuare un drenaggio toracico e liberare una parte di polmone rimasta incastrata.

I medici mi hanno sempre detto tutto, anche se all'inizio non mi rendevo conto di niente – racconta -. Il 4° giorno il professor Claudio Ajmone Cat, un fenomeno, è venuto a spiegarmi: ‘Hai un trauma toracico maggiore con fratture costali multiple. Le statistiche dicono che in questi casi su 100 pazienti, 80 non sopravvivono'. Immaginate come mi sono sentito. Ancor più quando, tolto il drenaggio, il mattino dopo mi vedo davanti il professor Giuseppe Cardillo in camice azzurro: ‘Ti avevamo tolto un litro di sangue dai polmoni, si è riformato. Bisogna operare'. Lì ho avuto paura.

L'affetto dei cari e la promessa al padre

Le moto per il momento non sono un argomento da affrontare, ma anche per il futuro la decisione di Biaggi sembra quella di godersele solo da spettatore come si augura il padre, Pietro, a cui il pilota ha voluto dedicare un post sui propri social network per la vicinanza dimostrata in questi giorni passati in ospedale.

Lo ha detto anche a me. Non gli ho risposto, ma non posso dargli torto – ha proseguito il Corsaro -. La vita è un dono e solo gli stupidi non imparano le lezioni. Quando sei un professionista di alto livello, i contratti, il tuo valore di atleta compensano i rischi che prendi, ma quando questo finisce e resta solo la passione non ne vale più la pena.

Una vicenda, quella di Biaggi, che ha tenuto con il fiato sospeso tutto il mondo dei motori e non solo; tantissimi gli attestati di stima e vicinanza ricevuti dal pilota romano, come raccontato dal diretto interessato: "Ho ricevuto tanti messaggi che devo ancora finire di leggere. Oltre a chi è venuto a trovarmi, gli auguri sui social, gli sms, da Jovanotti alla Pausini, la gente è stata fantastica. Marquez mi ha telefonato due volte, pure Gigi Dall’Igna, mi ha scritto Rea, Lorenzo dopo Assen ha preso l’aereo ed è venuto a trovarmi. E un grazie speciale al presidente del Coni, Malagò. Mi ha messo a disposizione Matteo, fisioterapista Coni" ha concluso. Ci vorrà ancora tempo per rivedere Max Biaggi come un tempo, ma il Corsaro è fuori pericolo: anche stavolta è riuscito a vincere la corsa.

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