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Cairoli: “Vinco e non vado neanche in tv, ma ai 10 titoli ci arrivo prima io di Rossi”

Il campione siciliano non le manda a dire: “Dicono che il motocross ha un problema di share, ma se non lo danno neanche in tv di cosa parliamo? Papà mi ha trasmesso la passione, mia moglie Jill mi dà tranquillità e forza. La pasta è un punto fermo della mia dieta e ogni gara è una lezione”.
A cura di Valeria Aiello
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Antonio Cairoli
Antonio Cairoli

Tony Cairoli è un’indiscussa leggenda del motorsport: nove titoli in carriera e nono mondiale conquistato a 32 anni contro avversari anche 13 anni più giovani di lui. Un campione unico, a volte paragonato a Valentino Rossi, ma che rispetto al Dottore della MotoGp è ben più lontano dal mainstream nazionale, tanto che le sue gare, compresa quella di Assen in cui si è deciso il titolo iridato, non è stata trasmessa neppure in diretta tv.

"Vinco e non vado neanche in tv"

In Italia si parla troppo poco di Cairoli e del motocross. “Dicono che è un problema di share. Ma se non va neanche in tv, di che share mai parliamo? La cosa mi dà molto fastidio, soprattutto se penso a Belgio, Olanda o Sudamerica” dice il campione di Patti in un’intervista al Corriere della Sera. “Ho corso a lungo con una frattura al radio del braccio sinistro, trascurata al punto che ho rischiato necrosi e trapianto osseo. Colpa mia, ma sa come siamo noi piloti: la nostra soglia del dolore è diversa. I critici, che come sempre in Italia non vedono l’ora di buttarti giù al piedistallo, nel 2015 dicevano che ero finito, ma io sapevo che una volta guarito sarei tornato quello di prima”. In 217 Gp disputati, Cairoli ha centrato 83 vittorie e 145 podi ma non per questo non si può ancora migliorare: “Ogni gara è una lezione, ogni avversario insegna. Ero così fin da piccolo: sapevo osservare, assorbivo da tutti. n bimbo che non vedeva l’ora di tornare dall’asilo per salire in sella e sfrecciare nella campagna della sua Sicilia. Era la libertà. E la sento ancora dentro quando torno a Patti”.

Merito di papà Benedetto

Tra i fondamenti della sua vita, certamente papà Benedetto che gli ha trasmesso la passione per il cross: “A lui piaceva correre, ma mio nonno non voleva, diceva che era pericoloso. Così, quando ha avuto il maschio dopo tre figlie, papà ha trasferito la passione a me. È morto nel 2014, dopo che nel 2011 se n’era andata mamma Paola: non vederli più a bordo pista è dura, continuo a correre per loro”. E poi c’è la bella Jill Cox che ha spostato lo scorso 14 ottobre dopo 11 anni di fidanzamento: “Lei è olandese, io siciliano, in coppia abbiamo fatto bingo. Mi dà tranquillità e forza. È molto italiana dentro. E poi ama il cross”. Ma dietro ai nove titoli ci sono anche tanti anni di rinunce e sacrifici, oltre che una dieta rigorosamente mediterranea, come recita anche il suo motto Go fasta, eat pasta. “Vero. Il carbo a gogò è un punto fermo del mio allenamento, che faccio da solo senza preparatori: le mie tabelle funzionano”.

E sui 10 titoli…

Cairoli re dell’MXGP ormai a un passo dai 10 mondiali del recordman assoluto Stefan Everts. “Non è un’ossessione. I conti li farò a fine carriera. La mia non è mai stata una strada facile. Ecco perché soldi e fama non mi interessano. I sacrifici? Mai pesati: quando smetterò avrò tempo di fare ciò che non ho fatto a vent’anni” racconta, ora che come il campione di Tavullia andrà a caccia del decimo alloro iridato. “Chi ci arriverà per primo tra me e Rossi? Spero io, e sono favorito perché il mio campionato finisce sempre prima”.

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