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Cartello su airbag e cinture, multa da 34 milioni di euro a fornitori giapponesi

L’Antitrust ha multato 5 fornitori nipponici per aver preso parte a quattro diverse intese illegali allo scopo di fissare prezzi e scambiarsi informazioni sensibili sul mercato danneggiando così Toyota, Honda e Suzuki nel mercato europeo.
A cura di Matteo Vana
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Il settore automobilistico, soprattutto negli ultimi tempi, ha fatto registrare diversi scandali: tra i più importanti impossibile dimenticare il Dieselgate che ha coinvolti il gruppo Volkswagen, reo d aver falsificato i dati sulle emissioni dei propri veicoli, e quello legato a Takata, l'azienda fornitrice degli airbag che equipaggiavano la maggior parte delle auto che, a causa del propellente utilizzato, rischiavano di esplodere. La casa giapponese, che ha presentato istanza di fallimento, è stata multata insieme ad altri 4 fornitori nipponici – Tokai Rika, Autoliv, Toyoda Gosei e Marutaka – per aver preso parte a un cartello su airbag, cinture e volanti danneggiando così Toyota, Suzuki e Honda nell'area economica europea.

La Commissione Europea, infatti, ha comminato loro una multa da 34 milioni di euro totali per aver partecipato, tra il 2004 e il 2010, a quattro diverse intese illegali allo scopo di fissare prezzi e scambiarsi informazioni sensibili sul mercato. Le riunioni avvenivano all'estero, soprattutto in Giappone, in occasione di incontri con i fornitori, o durante pranzi in ristoranti e hotel, talvolta mediante scambio di e-mail. "Non accettiamo cartelli che impattano sui consumatori europei, anche se il cartello è organizzato fuori dall'Europa", ha dichiarato la commissaria Ue alla concorrenza Margrethe Vestager. Le tre grandi case automobilistiche, che acquistavano dai fornitori multati alcune parti dei propri veicoli, sono considerate vittime e hanno diversi stabilimenti in Europa, senza contare che una vettura su 11 venduta nel Vecchio Continente appartiene a un'azienda nipponica.

Takata ha versato 12,7 milioni, Autoliv poco più di 8

Le cinque aziende coinvolte hanno accettato le sanzioni riconoscendo la decisione. Takata, grazie alla rivelazione dell'esistenza di tali accordi all'Antitrust, ha avuto l'immunità in 3 dei quattro cartelli ottenendo così uno sconto importante che gli ha permesso di versare solo 12,7 milioni sui 74 previsti inizialmente. Trattamento simile è stato riservato alla Tokai Rika  – per aver svelato agli inquirenti l'esistenza di uno dei cartelli – che ha ottenuto uno sconto di 15 milioni versandone così solo 1,8. Per tutti i produttori, che si sono dimostrati collaborativi con le autorià, inoltre, c'è stato uno sconto del 10% sulla multa finale che ha portato Toyoda Gosei a versare 11,2 milioni di euro, Autoliv poco più di 8 milioni, mentre Marukata solo 156mila euro.

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