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Caso doping, Andrea Iannone resta sospeso ma c’è una prova che può scagionarlo

La difesa di Andrea Iannone ha presentato i risultati dell’esame di un capello che scagionerebbero dall’accusa di doping “The Maniac” dimostrando la totale assenza di stereodi anabolizzanti da settembre 2019. Per il giudizio forse occorreranno altre 2 settimane, per adesso il pilota resta sospeso e non sarà a Sepang.
A cura di Maurizio De Santis
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Giudizio sospeso e rinviato. È l'esito dell'udienza dinanzi al tribunale della Fim per il caso doping in cui è coinvolto Andrea Iannone. A Ginevra, le prove prodotte dal difensore del pilota (l'avvocato Antonio De Rensis) a beneficio dell'innocenza del proprio assistito hanno fatto segnare un punto a favore: i riscontri dell'esame di un capello – svolto dal Centro Antidoping Regionale "A Bertinaria" di Torino – hanno mostrato che è risultato "pulito" non solo a steroidi anabolizzanti ma anche a qualsiasi altra sostanza illecita, un fattore che contrasta con l’analisi del campione di urina prelevato a Sepang il 3 novembre e dà forza alla tesi della "contaminazione alimentare" da sempre sostenuta dai legali di "The Maniac".

Il test sul capello che può scagionare Andrea Iannone

Una mossa a sorpresa, quindi, che può aiutare l'uomo dell'Aprilia a essere scagionato dalle accuse considerata l'attendibilità della perizia: il controllo effettuato e rubricato nelle quasi 100 pagine presentate dalla difesa del pilota di Vasto è in grado di individuare la presenza di sostanze all'interno del metabolismo umano diversi mesi prima del prelievo. Un test eseguito presso un centro riconosciuto dalla Wada e che ha permesso di tracciare la "storia metabolica a lungo termine" di Andrea Iannone, risalendo fino a due mesi prima dell'esame dell'urina oggetto di contestazione.

La difesa insiste: la carne cinese ingerita era contaminata

Proprio i risultati contrastanti tra le due analisi, secondo la tesi della difesa, proverebbero buona fede e inconsapevolezza di Iannone; positivo sì ma a causa di un’assunzione molto modesta, accidentale e involontaria tanto da lasciare tracce solo nell’urina (dove resta per poche ore in caso di quantità minime) e non nel capello come accade in presenza di attività dopanti maggiori. Dunque, si avvalora così – è la versione del collegio difensivo – la tesi della "carne contaminata" mangiata in Malesia qualche ora prima del Gran Premio. Carni di provenienza cinese e "gonfiate", secondo il legale.

L'accusa: anabolizzanti per fini estetici

Nel corso dell'udienza l'accusa della Federazione internazionale ha posto l'attenzione su un altro aspetto della questione prendendo in esame evidenze meno scientifiche: ovvero materiale fotografico nel quale Iannone appare a torso nudo e coi muscoli pronunciati per servizi pubblicitari, immagini che secondo l'accusa della Fim confermerebbero l'assunzione di anabolizzanti per motivi estetici più che sportivi.

La Fim: sentenza rinviata, Iannone resta sospeso

Al termine dell'udienza, in virtù delle nuove prove della difesa, i giudici della Federmoto hanno deciso di concedere all'accusa la possibilità di studiare le carte per cinque giorni ai quali potrebbero aggiungersene altri dieci per ulteriori deduzioni da parte della difesa di Iannone. Un lasso di tempo che allontana ancora un po' la sentenza sul pilota che nel frattempo non potrà effettuare i test in Malesia e culla la speranza di essere ai nastri di partenza del primo Gp della nuova stagione in Qatar.

Andrea Iannone rimane provvisoriamente sospeso fino al termine del giudizio e fino a quel momento è escluso dalla partecipazione a qualsiasi competizione motociclistica o attività correlata fino a ulteriore avviso –  si legge nella nota ufficiale della Federmoto.

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