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Cinque bufale sul consumo di carburante che non ti faranno risparmiare

Assieme al traffico quella del consumo di carburante è la principale delle preoccupazioni dell’automobilista medio, sono tante quindi le bufale su come comportarsi per risparmiare e le truffe sono sempre dietro l’angolo.
A cura di Juanne Pili
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Sono tante le spese che comporta il mantenimento di un'automobile, specialmente dal punto di vista del consumo di carburante. Vi sono poi altre spese che ricadono sulla comunità e sulle tasse da pagare per porvi rimedio, come l'emissione di sostanze inquinanti. Le ricerche sul campo sono tante e i passi avanti non mancano, ma falsi miti, truffe e bufale sono sempre dietro l'angolo. Un modo efficace per risparmiare potrebbe quindi essere quello di fare attenzione ai metodi e alle tecnologie fasulle, che ben lungi dall'aiutarci possono addirittura sortire l'effetto opposto.

La leggenda delle "emissioni zero"

Quando si parla di automobili e dei loro motori spesso e volentieri di questi tempi regna il mantra "emissioni zero". Come se quando saliamo a bordo della nostra auto – indipendentemente dalla fonte energetica che la fa muovere – le leggi della Fisica si annullassero, permettendo alla nostra vettura di convertire l'energia potenziale in energia cinetica senza emettere alcuno scarto. Un po' come quando qualcuno salta fuori con la pretesa di aver scoperto il motore perpetuo. Del resto se possiamo annullare le emissioni, in che modo la nostra fonte di energia verrebbe consumata?

Inquinamento de-localizzato. Così le auto elettriche non fanno eccezione, anche loro producono emissioni. Abbattiamo questo tabù: inquinano anche loro. Lo Swedish Environmental Research Institute di Stoccolma ha pubblicato sei mesi fa un report difficile da contestare. Lo studio è stato finanziato dall'ente svedese per l'energia e da quello dei trasporti. La ricerca consiste in una revisione delle valutazioni sul ciclo delle batterie agli ioni di litio delle auto elettriche. Le emissioni ci sono, non le vediamo in quanto delocalizzate. Il rapporto svedese si concentra infatti sulle emissioni prodotte in ogni singola fase della creazione delle batterie: estrazione mineraria; raffinazione del materiale e della batteria; l'assemblaggio assieme ad altri componenti.

Ripensare la filiera. Non parliamo di sfumature di poco conto. Prendiamo ad esempio i nostri rifiuti: l'immondizia non inquina solo perché occupa spazio e puzza se non passano regolarmente a ritirarla; buona parte dei rifiuti che non possono essere riciclati finiscono negli inceneritori. Mia Romare e Lisbeth Dahlloef autrici dello studio svedese, hanno ipotizzato che metà dell’energia impiegata durante la produzione derivi da combustibili fossili. Dovremmo quindi andare alla radice, ripensando l'intera filiera industriale convertendola nell'impiego di fonti rinnovabili a bassa emissione di CO2. Questo però è ancora difficile da realizzare – ma non impossibile – per questo è importante che la ricerca nel settore vada avanti.

Ridurre il consumo: finestrini aperti o chiusi?

Tenere i finestrini aperti aumenta il coefficiente di resistenza aerodinamica, incrementando lo sforzo del motore e di conseguenza il consumo (il quale varia a seconda dell'auto), ma di tanto in tanto si legge in giro il consiglio di tenerli aperti, perché comunque l'aria condizionata comporta lo stesso un consumo. Aristotele diceva che "la virtù sta nel mezzo" (non la verità, come spesso capita di leggere); è vero che il condizionatore non funziona con la mera forza della nostra mente, ma se usato con il buonsenso ci farà risparmiare più carburante rispetto all'opzione di tenere i finestrini aperti ad alta velocità. Uno studio realizzato dal Dekra Test Center nel 2010 ha dimostrato infatti che i finestrini aperti determinano un consumo maggiore. Va detto che parliamo di un risparmio del 1,9% e si fa riferimento a temperature medie. Esiste anche una ricerca della Sae International (associazione mondiale che conta oltre 128.000 ingegneri ed esperti tecnici nei settori aerospaziale e dei veicoli), che conferma quanto sia preferibile l'aria condizionata ai finestrini aperti. Di questo, come per altri accorgimenti riguardanti il risparmio di carburante avevamo già trattato in un articolo precedente. Se proprio non possiamo fare a meno di tenere i finestrini aperti, seguire altri accorgimenti come una migliore gestione delle frenate, potrebbe aiutarci a compensare gli sprechi.

Le meraviglie dell'auto ad acqua

Potrebbe capitarvi di trovare in Rete titoli sconvolgenti su un'automobile dotata di un motore in grado di percorrere 1800 chilometri con 50 litri d’acqua. Spesso in questo genere di articoli si invita il lettore alla condivisione, visto che "nessuno ne parla". Tuttavia questa "censura" non dipende da un complotto delle case automobilistiche, quanto dal fatto che non è dimostrato il suo funzionamento. Per la verità, il progetto in questione non ha nemmeno a che fare con una alimentazione ad acqua, come certi blog dediti al clickbait vorrebbero farci credere. Il cosiddetto "K19" di Davide Patella – all'epoca erroneamente definito "ingegnere" – avrebbe brevettato un supporto ai motori diesel, che garantirebbe un notevole risparmio di carburante. Ma il modo in cui dovrebbe funzionare è piuttosto vago.

Alcune riflessioni sull'elettrolisi. In generale non sarebbe possibile sfruttare l'elettrolisi per ricavare carburante? Effettivamente sottoponendo l'acqua ad una corrente elettrica questa viene scomposta in ossigeno e idrogeno, due gas che possono essere usati come combustibili. Esistono studi più avanzati sull'elettrolisi ad alta temperatura per la produzione industriale di idrogeno. Con questo principio sono stati concepiti appositi accumulatori per ottimizzare l'emissione dell'energia prodotta coi pannelli fotovoltaici. Tuttavia ci sono ancora due problemi: uno riguarda l'efficienza del metodo, visto che per produrre il combustibile necessario dovremmo comunque consumare ingenti quantità di energia elettrica; il secondo più doloroso per le automobili riguarda il contenitore in cui il mezzo dovrebbe ospitare l'idrogeno, ad oggi sarebbe molto scomodo e costoso implementarlo nelle auto, anche per una questione di sicurezza.

Un tubo magnetico nell'alimentazione fa risparmiare?

Come ogni anno torna a far parlare di sé il filtro "Fuel++". Esiste già un'analisi molto esaustiva dei colleghi di Butac in merito. Sul caso è intervenuta recentemente anche la redazione di "Mi manda Rai Tre". Curiosamente nessuna casa automobilistica o catena di accessori per auto sembra interessata a questo "congegno miracoloso".

Come dovrebbe funzionare? Stando a chi produce questo prodotto si tratterebbe di una tecnologia già in uso durante la Prima guerra mondiale dall'aeronautica inglese per ridurre le emissioni di fumo risultando meno intercettabili.

E’ un dispositivo dotato di magneti permanenti che, montato sul tubo di mandata carburante di qualsiasi veicolo, permette di risparmiare sul costo del carburante, sui costi di manutenzione e di ridurre le emissioni inquinanti […] Le molecole del combustibile passando attraverso il campo magnetico del dispositivo ad elevata potenza (~12.000 gauss) sono sottoposte ad una variazione della loro tensione superficiale, quindi al momento della reazione subiscono un forte aumento della loro velocità generando una maggiore nebulizzazione con conseguente miglioramento della combustione.

Il problema è che fisici e chimici di tutto il mondo non si sono accorti di questo metodo per aumentare la nebulizzazione dei fluidi. Sarebbe d'aiuto uno studio vero e proprio, una sperimentazione in condizioni controllate in cui si dimostra che un campo magnetico può incrementare significativamente la nebulizzazione del carburante, aumentando le prestazioni del motore, riducendo il consumo e le emissioni inquinanti.

Assenza di prove scientifiche. Purtroppo questi dati sperimentali non esistono. La documentazione presentata dall'azienda produttrice è decisamente insufficiente. Il primo studio citato riguarda un articolo pubblicato sul Journal of Mechanical and Civil Engineering, presente nelle black list di editoria predatoria, ovvero di quelle che pubblicano qualsiasi cosa, senza una reale peer-review. Per la precisione fa parte di un gruppo di riviste – "Iosr Journals" – di dubbia attendibilità. Altri sono resoconti preliminari degli anni '80 pubblicati su IEEE Transactions on Magnetics, nessuno riguarda sperimentazioni reali sul prodotto, con risultati che confermano le prestazioni promesse.

Altri miti da sfatare sul risparmio del carburante

Anche senza tirare in ballo improbabili invenzioni di cui la stampa vorrebbe tenerci all'oscuro, esistono numerosi falsi miti sul risparmio del carburante che spesso hanno effetto contrario. Sugli pneumatici si raccomanda di gonfiarli anche più del necessario, cosa che oltre ad aumentare il rischio di farli scoppiare, riduce la risposta del veicolo e aumenta conseguentemente il consumo di carburante. C'è anche chi suggerisce di gonfiare le gomme con l'azoto, cosa che effettivamente si fa in ambito sportivo e in aeronautica, ma non per ragioni legate alla riduzione del consumo. Sono tanti i fattori di cui dobbiamo tenere conto. Come per il caso dei finestrini aperti, ciò che togliamo potrebbe portare ad incrementare altre condizioni che aumentano il consumo di carburante.

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