Cinque moto ‘più brutte’ della storia
Così come si può stilare una graduatoria delle moto più belle mai prodotte, allo stesso modo si può fare con quelle più brutte mai messe in circolazione dalle case motociclistiche. Ecco la nostra personalissima flop 5.
BMW K1
In cima alla nostra non lusinghiera classifica troviamo la tedesca BMW K1, la Touring prodotta dalla casa di Monaco di Baviera tra il 1988 e il 1993 “per fortuna” in soli 6.921 esemplari. Il motivo di questa nostra scelta è semplice, la sua estetica e la sua comodità: linee spigolose che la rendevano tozza e un grande parafango in resina che copriva quasi interamente la ruota davanti e, come se non bastasse risultava anche scomoda, si trattava infatti della prima Touring che impediva di montare valigie e borse. E per completare l’opera una maneggevolezza molto modesta e un peso elevato, che penalizzava le prestazioni, rendendola una moto poco adatta alla guida sportiva. A tutto ciò va aggiunto un’aggravante non di poco conto: l’obbrobrio estetico e di confort hanno rovinato un gran motore. Sotto l’orrendo vestito, la K1 aveva un motore 4 cilindri con 987 cc, un picco di potenza di 74 kW a 8mila giri, 5 marce con trasmissione finale ad albero cardanico, iniezione elettronica e raffreddamento liquido. Niente male per il 1988.
MZ Trophy
Per trovare la seconda moto di questa graduatoria dobbiamo andare ancora indietro di 20 anni, precisamente al 1968. La MZ era una casa costruttrice dell’allora Germania dell’Est, e per qualche tempo è stata anche il marchio più celebre nel settore dopo la BMW, e anche in fatto di “bruttezza” ha cercato di insidiarla senza però riuscirci con la produzione della serie MZ Trophy con un design fin troppo filosovietico.
Wuxi Yunlu 150
Al terzo posto la cinese Wuxi Yunlu 150 con la quale il Paese asiatico voleva confrontarsi con il mercato europeo. Ma per nostra fortuna la sua vendita andò già malissimo sotto la Grande Muraglia, tanto da far desistere i suoi produttori dal farle varcare i confini nazionali. Probabilmente la colpa è del confuso design: l’idea è quella di cose messe a caso senza una linea guida.
Buell RR1000
In quarta posizione l’ambizioso progetto di creare una Harley-Davidson completamente carenata da corsa. Ovvero la Buell RR 1000. Nei piani originali questa moto avrebbe dovuto sfrecciare negli stradoni degli Stati Uniti, ma invece ha asfaltato la strada della Buell verso il fallimento. Basta guardare la carenatura integrale fatta alla ruota anteriore per comprenderne il motivo.
Kawasaki 750 H2
Chiude questa flop 5 la Kawasaki 750 H2 prodotta nel 1972. All’epoca la moto più veloce in circolazione. Però per ottenere questo primato la casa del Sol Levante ha completamente rinunciato non tanto all’estetica (se pur discutibile) ma soprattutto alla guidabilità. Dal suo soprannome “The Widowmaker” (la produttrice di vedove) si può intuire facilmente la sua pericolosità: fin quando la strada era dritta nessun problema, ma alla prima curva le probabilità di continuare ad andare dritto erano molto alte.