Come ti offendo alla guida, come rispondo e perché mi arrabbio
Un nervosismo che non finisce più, se non dopo aver chiuso l'auto ed essere arrivati a destinazione. E' esperienza comune la rabbia scatenata dal traffico e dalla cattiva eduzione degli automobilisti, ma questa volta a confermare lo stato primordiale di chi è al volante ci pensa Direct Line. Il Centro studi dell'agenzia assicurativa ha sottoposto gli italiani ad un sondaggio che ha rivelato quando e come sono insultati, come e se rispondono e, soprattutto, perché perdono le staffe.
Il 67% degli automobilisti è stato vittima dei turpiloqui dei suoi pari, mentre il 28% ha motivato un attento dirottamento delle offese sull'istruttore di guida ("ma chi ti ha dato la patente?"). L'11% arguisce dallo stile di guida un difetto genetico e se la prende dunque con la madre e le sorelle dell'automobilisti. "Guerra chiama guerra", si dice spesso, e così la maggior parte degli offesi risponde pan per focaccia, urlando. Il 30% predilige un più compassato applauso ironico, ma il 28% non lascia spazio ad equivoci: un dito medio e il messaggio arriva forte e chiaro. Spesso alle parole che possono non arrivare a destinazione si predilige la suonata di clacson, ma c'è anche chi ammette le colpe e chiede scusa.
Ma perché tanto nervosismo? La goccia che fa traboccare il vaso è, per il 19% degli intervistati, lo stile di guida aggressivo che porta a non dare la precedenza, a sorpassare dove non è lecito, a correre troppo, a tagliare la strada e a tante altre "carinerie" di cui siamo stati tutti vittime e, spesso, anche autori. Poi c'è chi procede lento, adagio, calmo, lemme lemme, come se quella guidata non fosse un'auto (magari anche più potente della nostra). Soporifero al punto tale che, forse per destarsi, il 13% degli automobilisti sceglie di inferocirsi. Paradosso apparente, il 13% degli automobilisti si innervosisce per il nervosismo altrui, mentre l'11% si arrabbia per il mancato rispetto della distanza di sicurezza, il 10% per una guida distratta, il 9% per frenate improvvise, il 5% per mancato uso degli indicatori di direzione e il 3% per l'indifferenza alle norme di precedenza. Ma, prima di palesare il proprio dissenso, quanti italiani si fanno un esame di coscienza per capire se non siano loro i primi rappresentanti delle peggiori abitudini di guida?