Da Lauda a Webber. Ecco i 6 incidenti, non mortali, più famosi della Formula 1
La Formula 1 non si ricorda solo per le stupende vittorie, per i sorpassi all’ultima curva o per i successi di scuderie o piloti esordienti. Da ricordare infatti, sono stati nella storia, gli incidenti, fortunatamente non mortali, che sono rimasti negli annali di questo sport per la loro singolare dinamica. Vediamone 6, a cominciare da quello più spaventoso che nel '76, sul circuito tedesco del Nurburgring, vide coinvolto Niki Lauda.
Lauda tra le fiamme del Nurburgring
Anno 1976, al Nurburgring si correva il decimo round stagionale della F1. La Ferrari 312 T2 esce di pista al Bergwerk e dopo pochi secondi la monposto viene colpita dalle vetture di Vertl e Lunger. In pochi attimi la sua auto si trasformò in una pira e il pilota vi rimase prigioniero. Riuscì a salvarsi solo grazie all'intervento di Arturo Merzario, Harald Hertl, Guy Edwards e Bret Lunger ma sul volto porta ancora i segni di quel terribile incidente.
La grande ammucchiata
Guidare con la pioggia, si sa, è un abilità che nel mondo dei motori in generale, contraddistingue solo pochi piloti. Difficile, se non impossibile, fu quella domenica del 1998 nel Gran Premio del Belgio a Spa, quando David Coulthard partì troppo veloce finendo contro le barriere e nell'incidente alzò tantissima acqua che c'era in pista. Questo però, mise in netta difficoltà gli altri piloti che stavano arrivando a grande velocità, ben 14, la cui visibilità era davvero limitata. Eddie Irvine con la Ferrari, la Benetton di Alex Wurtz, Shinij Nakano e la sua Minardi, e in più entrambi i piloti della Prost, Sauber, Stewart, Tyrrell e Arrows furono tutti coinvolti in quello che fu uno dei più grandi incidenti della Formula 1. Una vera e propria ammucchiata che risparmiò proprio lo stesso Coulthard, che riuscito a ripartire, rimase poi coinvolto in un altro incidente nella stessa corsa. Quando si parte col piede sbagliato, difficilmente poi si riesce a raddrizzare l’andamento della gara.
GP degli Stati Uniti, nel 2006 più di un incidente al primo giro
Una delle corse più spaventose, soprattutto per come è avvenuta la dinamica degli incidenti. Infatti, dopo il primo giro del Gran Premo degli Stati Uniti d’America, nel 2006, ci furono ben due incidenti. Il primo fu meno significativo dal punto di vista della gravità, e coinvolse Franck Montagny, Mark Webber e Christian Klein, che si sono trovati tutti contemporaneamente ad affrontare la stessa curva con nessuno che volle cedere il passo agli altri. Poco dopo però, Juan Pablo Montoya finì nel retro di Kimi Raikkonen, che ha sua volta impattò su Jenson Button per poi coinvolgere anche Nick Heidfeld. Risultato? Heidfeld andò a finire sulla ghiaia, e mentre la sua auto fece testacoda, le ruote e altre parti dell'auto cominciarono a schizzare in aria all’impazzata. Fortunatamente nessun pilota ha subito danni ma la paura di team, e anche del pubblico, fu tanta.
In Australia con l’auto divisa in due
Quando David Coulthard in Australia, nel Gran Premio di Melbourne, decise di allargarsi in una curva, la più pericolosa del circuito, fu tamponato violentemente da Martin Brundle. Un impatto spaventoso per il pilota inglese della Jordan che decollò letteralmente, spezzandosi poi a metà. Brundle uscì miracolosamente illeso dall'incidente, ma la gara fu interrotta con la bandiera rossa fra lo stupore e lo spavento generale. Vista la gravità dell'incidente, molti spettatori si sono da subito preoccupati che anche Brundle si fosse separato in due. Nello stesso punto, nel 2006, anche Alonso fu vittima di un pericolosissimo incidente che però, fortunatamente, non fu così grave per il pilota spagnolo.
Il volo di Kubica nel 2007
Terribile incidente per Robert Kubica nel 2007, nel Gran Premio di Montreal. Il pilota polacco della Williams finì infatti contro il muro alla curva 9 ribaltandosi più volte in pista. Per fortuna Kubica uscì miracolosamente illeso, salvato dalla cellula di sicurezza ideata per la protezione dei piloti. Anche nel 2011 Kubica fu protagonista di un altro terribile incidente sui rally che mise a rischio non solo la sua carriera ma la sua vita.
Dopo aver impattato il muro di cemento a circa 280 km/h ed essere poi ruzzolato, carambolato e rimbalzato qua e là tra asfalto e protezioni in metallo, a salvare il pilota polacco furono proprio gli enormi progressi fatti in termini di sicurezza dalle vetture di F1 con crash test ormai severissimi, voluti proprio dal tanto criticato Max Mosley.
La carambola di Webber
Un altro terribile incidente, si verificò nel GP d’Europa del 2010, disputato sul circuito spagnolo di Valencia. In quella gara, Mark Webber si rese protagonista di un incidente spettacolare, quasi come quello di Ralf Schumacher in Australia che, nel tentativo di superare la Ferrari di Rubens Barrichello, agganciò l’anteriore della Williams planando sullo stesso pilota brasiliano per poi volare in aria e finire contro le barriere.
L’australiano della Red Bull invece, cercando di superare la Lotus di Kovalainen toccò però con l’anteriore sinistra la posteriore destra del finlandese. La Red Bull di Webber volò in aria girandosi su se stessa. Dopo l'incidente la gara e' stata neutralizzata con l'entrata in pista della safety-car.