Da marzo 2017 via libera alle auto ad idrogeno in Italia, ma mancano i distributori
L'Italia dà il via libera alla circolazione di auto ad idrogeno. L'annuncio arriva in seguito all'inserimento dell'idrogeno tra i combustibili alternativi previsti dal piano strategico nazionale. Attualmente in Italia le vetture a cella combustibile non possono circolare liberamente a causa di pesanti limitazioni sulla modalità di utilizzo degli impianti di rifornimento. Un Decreto Legislativo sbroglia la matassa burocratica ed adegua il Bel Paese alle direttive europee.
Il Decreto 257 del 16 Dicembre, pubblicato in Gazzetta Ufficiale stabilisce che da marzo 2017 gli impianti di distribuzione di idrogeno potranno lavorare ad una pressione massima di 700 Bar. La notizia ha un'importante rilevanza per il mercato, in quanto fino ad oggi il limite era fissato a 350 Bar mentre le vetture ad idrogeno di ultima generazione montano serbatoi da 700 Bar. Un esempio è dato dalla Toyota Mirai, che monta serbatoi in materiale plastico e fibra di carbonio da 700 Bar. La vettura effettua il pieno di carburante in 3 minuti circa e vanta un'autonoma di circa 480 Km. L'adeguamento delle normative tecniche è solo un primo "timido" passo verso lo sdoganamento totale dell'idrogeno nel nostro paese. Con questa mossa, l'Italia segue le direttive europee sulle infrastrutture per i combustibili alternativi, secondo le quali dovrà essere realizzata una rete adeguata di stazioni di rifornimento entro il 2025. La penisola italiana può contare su poco più di 10 stazioni di rifornimento di idrogeno, tra queste soltanto la struttura del polo tecnologico H2 Alto Adige di Bolzano riesce a lavorare a 700 Bar.
Ora che le normative sono state adeguate e la scadenza è stata fissata l'Italia non ha scusanti. Le tecnologie ci sono, i prezzi non sono ancora accessibili ma i colossi dell'auto, come Toyota, si sono mobilitati per favorire l'introduzione dell'idrogeno. In appena 8 anni dovrà essere attivata una "adeguata" secondo gli standard europei, una sfida che il Bel Paese ha accettato soltanto perché è stata l'Europa a chiederlo. Il 2025 sarà l'anno del completamento dei lavori o almeno si spera che non sia quello di inizio.