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Da Rossi a Lauda, quando il recupero avviene a tempo di record

Il pilota italiano è solo l’ultimo a tornare in pista a mettere in scena un recupero lampo; prima di lui, infatti, ci sono stati altri piloti come Hakkinen, tornato ad appena 4 mesi dal coma, o Jorge Lorenzo che corse a 36 ore dalla frattura della clavicola.
A cura di Matteo Vana
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Valentino Rossi - Getty Images
Valentino Rossi – Getty Images

Adesso è ufficiale, Valentino Rossi potrà scendere in pista ad Aragon: l'ok dei medici della Federazione ha permesso al pilota italiano di tornare in sella in un evento ufficiale ad appena 22 giorni dall'incidente in cui il pesarese si era fratturato tibia e perone. Un recupero lampo quello del numero 46 della Yamaha che non è nuovo ad imprese del genere: già nel 2010, infatti, riuscì a tornare in sella ad appena 41 giorni dallo stesso tipo scendendo in pista al Sachsenring. Il Dottore è riuscito nell'impresa, ma l'italiano è solo l'ultimo di una serie di piloti che hanno mostrato una tempra fuori dal comune tornando in pista a tempi di record dopo un'infortunio.

Niki Lauda in pista a 42 giorni dal rogo del Nurburgring

Quando si parla di recuperi a tempo di record impossibile non pensare subito a Niki Lauda; l'austriaco, infatti, rimase vittima di un terribile incidente nel Gran Premio di Germania, valido per il campionato di Formula 1 del 1976 e corso sulla pista del Nurburgring. Era il 1° agosto quando la Ferrari del pilota austriaco prese fuoco dopo aver colpito una roccia ed essere finita in mezzo alla pista. Lauda, intrappolato nella vettura, rimase profondamente ustionato e fu ricoverato in ospedale; solamente dopo 5 giorni fu dichiarato fuori pericolo di vita e sei settimane dopo aver ricevuto l'estrema unzione il ferrarista si presentò al Gran Premio di Monza per correre. All'epoca Lauda si stava giocando il titolo di campione del mondo con James Hunt e la voglia di correre prese il sopravvento nonostante un dolore difficile anche solo da immaginare per indossare il casco sul volto piagato dalle fiamme. A 42 giorni dall'incidente, però, Lauda strinse i denti tornando in pista e conquistando un quarto posto dal sapore di miracolo.

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Mika Hakkinen, il coma e il ritorno

Sempre rimanendo in tema di quattro ruote miracoloso fu anche il recupero di Mika Hakkinen. Il finlandese, che ai temi correva con la McLaren, rimase vittima di uno spaventoso incidente durante le prove libere del Gran Premio d'Australia del 1995; l'improvvisa foratura di uno degli pneumatici della sua vettura lo scaraventò contro le barriere a velocità altissima. Trasportato all'ospedale in coma, Hakkinen si svegliò solo due giorni più tardi con la lingua completamente a pezzi, uno zigomo rotto, un problema permanente d'udito e soprattutto una frattura alla base del cranio. I medici sconsigliarono al pilota di tornare al volante, ma lui decise che non era ancora arrivato il momento di smettere tanto che, ad appena quattro mesi da quel terribile impatto, si presentò nuovamente ai nastri di partenza per l'esordio del mondiale 1996.

Mika Hakkinen nel 1996 - Getty Images
Mika Hakkinen nel 1996 – Getty Images

Casey Stoner in pista nonostante le fratture

Dalle quattro alle due ruote la sostanza non cambia, anzi se possibile il motociclismo ci consegna storie ancor più clamorose. E' il caso di Casey Stoner che, nelle qualifiche del GP di Indianapolis del 2012, fu vittima di un un violento high-side. Nella caduta l'australiano si procurò fratture ossee alla caviglia destra, la frattura della cupola astra-galica e una lesione dei tessuti intorno alla caviglia, oltre a svariate contusione e strappi ai legamenti. Un infortunio molto serio che però non gli impedì di salire sulla sua Ducati giungendo fino al traguardo in quarta posizione, fuori dal podio dopo una battaglia all'ultima staccata con Doviziso. Dopo quella gara per Stoner si rese necessario l‘intervento chirurgico che lo costrinse a saltare i 3 appuntamenti successivi rendendo ancora più eroica l'impresa di Indianapolis.

https://www.youtube.com/watch?v=QHJKCNo–QI

Jorge Lorenzo, 5° con una clavicola rotta

Un altro pilota in grado di superare a tempo di record un infortunio resistendo al dolore è stato senza ombra di dubbio Jorge Lorenzo. Lo spagnolo, che ai tempi dell'incidente correva con la Yamaha, si fratturò la clavicola durante le prove del GP d'Olanda 2013; volato in Spagna per farsi operare la sera stessa, riuscì a tornare in circuito dopo che i medici gli avevano applicato una placca in titanio e otto viti. Dopo neanche 36 ore dall'infortunio, Lorenzo decise di scendere in pista nonostante l'equipe medica gli avesse sconsigliato di prendersi un simile rischio. Scattato dalla dodicesima posizione, il maiorchino riuscì a concludere al quinto posto nonostante il dolore. "Non fate come me, non prendete ad esempio questa gara" dichiarò poi a fine giornata a testimonianza delle sofferenze patite dal pilota spagnolo.

Jorge Lorenzo infortunato ad Assen nel 2013 - Getty Images
Jorge Lorenzo infortunato ad Assen nel 2013 – Getty Images

Randy De Puniet in sella a 23 giorni dalla frattura di tibia e perone

Chi ha aperto la strada al ritorno di Rossi – seppur indirettamente – è stato senza dubbio Randy De Puniet. Il francese, durante il Gran Premio di Germania del 2010, infatti, si procurò la frattura di tibia e perone cadendo dalla sua moto. Il pilota, una volta lasciato il circuito in elicottero accompagnato dal Dottor Costa per raggiungere l’ospedale di Hartmannsdorf, subì un'operazione per stabilizzare la frattura. Dopo 23 giorni, però, fu nuovamente in grado di salire in sella alla sua moto giungendo 10° a Brno. Una storia per molti versi simile a quella di Valentino Rossi che, a distanza di anni, ha preso spunto proprio dal francese per compiere l'ennesima impresa di una carriera straordinaria.

Randy De Puniet portato via in barella - Getty Images
Randy De Puniet portato via in barella – Getty Images
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