Dalla storica vittoria di Brambilla al pasticcio Ferrari, ecco la storia del GP d’Austria

Una pista nascosta nel cuore delle montagne austriache, il circuito con il giro più veloce dell'intero mondiale: il Red Bull Ring è pronto ad ospitare ancora una volta il mondiale di Formula 1. A sfidarsi sul tracciato austriaco saranno ancora una volta Mercedes, dominatrice nelle ultime stagioni sulla pista di Spielberg, e la Ferrari, a caccia del record di vittorie detenuto da McLaren. A separare i due piloti in lotta per il titolo, Hamilton e Vettel, sono solo 14 punti; pochi soprattutto calcolando che quella austriaca è sempre stata una gara ricca di colpi di scena e sorprese.
La storica vittoria di Brambilla
L'edizione 1975 è funestata dalla morte di Mark Donohue, nel warm-up, a causa dello scoppio di una gomma che, alla Vost-Hugel Kurve, la prima curva dopo il via, esce di pista investendo un commissario. Trasportato in elicottero all'ospedale più vicino, cominciò ad accusare forti dolori alla testa morendo qualche giorno dopo. Quando si corre la gara si sa solo che le condizioni del pilota americano sono molto gravi e, a complicare ulteriormente le cose facendo salire la tensione, ci si mette anche la pioggia che ritarda l'inizio della gara. Tra i favoriti non c'è Vittorio Brambilla che, con la sua March, è considerato uno dei tanti ma sul bagnato l'italiano riesce a recuperare posizioni su posizioni fino al sorpasso decisivo su Hunt che lo porta in vetta. La gara dura solo 29 giri prima di essere sospesa, ma la vittoria viene comunque assegnata: sarà il primo e unico successo nel mondiale per lui.
La vittoria di De Angelis
Una gara, quella austriaca, che ha spesso e volentieri parlato italiano, come nel 1982 quando a vincere una corsa destinata ad entrare nel mito fu Elio De Angelis, il pilota gentiluomo. Un'edizione in cui successe di tutto: le due Alfa Romeo di Giacomelli e De Cesaris si toccano in partenza, Piquet sembra scappare, ma dopo il pit stop rientra in quarta posizione con Prost, nel frattempo diventato leader, costretto a chiudere in anticipo a causa di un problema meccanico. A giocarsi la vittoria rimangono il pilota romano Elio De Angelis e Keke Rosberg: i due arrivano sul traguardo finale appaiati nonostante la Williams sembra essere più veloce. Appena 50 millesimi regalano la vittoria all'italiano: sarà uno degli scarti minori mai registrati tra primo e secondo posto in Formula 1.
Johansson investe capriolo
Gli incidenti fanno parte delle corse, rappresentano un elemento imprescindibile ma a volte possono essere davvero bizzarri. E' il 1987 quando Stefan Johansson, suo malgrado, entra nella storia della Formula 1: lo svedese, durante una delle sessioni di prove libere, sta tentando di mettere a referto un giro veloce. Data la natura ondulata del tracciato, però, si trova di mezzo un ostacolo praticamente impossibile da superare. Da un lato della pista, infatti, è sbucato un capriolo che attraversa la pista; l'impatto è inevitabile e la sua McLaren, che transitava a circa 290 km/h, colpisce in pieno l'animale finendo contro le barriere. Un episodio spaventoso che, ancora oggi, è ben presente nella mente degli appassionati di Formula 1.
Tamponamento Coulthard-Hakkinen
L'Austria, soprattutto in casa Mercedes, evoca sentimenti contrastanti: da una lato c'è la striscia di vittorie ancora aperta, dall'altro il contatto Hamilton-Rosberg che rischiò di far saltare gli equilibri interni alla scuderia di Brackley. Quello tra l'inglese e il tedesco, però, non fu l'unico contatto che vide protagonisti due piloti della casa della Stella: nel 1999, alla prima gara senza Michael Schumacher, fermato dall'incidente di Silverstone in cui si fratturò la gamba, furono Mika Hakkinen e David Coulthard a movimentare una gara che sembrava senza storia. I due, infatti, arrivano al contatto già al via: alla prima curva il fattaccio con Irvine pronto ad approfittarne per prendersi testa della corsa e vittoria. Una delusione soprattutto per il finlandese che, con l'errore del compagno di squadra, vede assottigliarsi ad appena due punti il divario dal rivale in rosso anche se alla fine sarà proprio Hakkinen a spuntarla.

Il pasticcio Ferrari con Schumacher e Barrichello
Una macchia indelebile quella che colpì la Ferrari nell'edizione 2002. Rubens Barrichello scatta dalla pole position, Michael Schumacher è terzo; la doppietta sembra quasi scontata, ma a mettersi in mezzo è la Williams di Ralf Schumacher, fratello del tedesco sette volte campione del mondo. Bastano sette giri al Kaiser per sbarazzarsi della vettura guidata dall'altro Schumacher, ma il suo compagno di squadra Barrichello è un osso duro tanto che la squadra deve intervenire dal box impartendo l'ordine di scuderia. Una scelta dolorosa, ma inevitabile secondo i tecnici del Cavallino che, con il tedesco in lotta per il mondiale, non vogliono rischiare. Il brasiliano obbedisce, ma lo fa nel modo più palese, rallentando solo in prossimità della linea del traguardo. Una scelta non condivisa dal pubblico che ricopre le due Rosse di fischi: neanche il gesto di Schumacher, che fa salire sul gradino più alto del podio il suo compagno di squadra, serve a mitigare l'ira dei tifosi che, anche a distanza di anni, ricordano quel giorno come uno dei peggiori della storia Ferrari.