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Di padre in figlio: 5 storie di dinastie su due ruote nel Motomondiale

Cinque casi di figli che hanno seguito le orme dei padri ma con risultati diversi. Dai deludenti eredi della leggenda Angel Nieto, ai Roberts, entrambi vincitori del titolo iridato nella 500, fino a Valentino Rossi e Stefan Bradl capaci di “superare il maestro”.
A cura di Michele Mazzeo
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Graziano e Valentino Rossi 2007

Iniziare con le moto e avere un papà pilota del Motomondiale è certamente un aiuto ma, di contro, la pressione derivante dallo scomodo confronto è tanta perché il paragone con chi lo ha preceduto è sempre dietro l’angolo. Ma non sempre è così. Ecco le 5 famiglie su due ruote che si sono trovate in questa situazione.

Kenny Roberts e Kenny Roberts Junior

Questo nostro excursus tra le dinastie del Motomondiale non può che cominciare dall’unica coppia di padre e figlio ad aver centrato entrambi il titolo iridato nella classe regina del campionato mondiale.  Ovviamente stiamo parlando dei Roberts. Kenny "il marziano" nel 1978, alla seconda gara in 500 fu 2°, poi vinse i 3 GP successivi, ipotecando il titolo davanti al campione in carica Barry Sheene. L’anno seguente Roberts vinse 5 GP (sui 12 che si disputavano all’epoca), abbastanza per bissare il successo. Il terzo acuto arrivò nel 1980, sempre in sella alla Yamaha. Nel 1983 andò vicino al poker, quando si classificò per soli 2 punti alle spalle di Freddie Spencer. A cavallo tra la fine del vecchio e l’inizio del nuovo millennio, la classe 500 vide nuovamente la presenza di un altro Roberts, vale a dire il figlio Kenny Jr, sicuramente meno talentuoso del padre, ma in grado comunque di conquistare il titolo iridato nel 2000 con la Suzuki.

Kenny e Kenny Jr Roberts

Angel Nieto, Angel jr e Pablo

Parlando di dinastie e motociclismo non si può non citare la famiglia Nieto. I meriti sono soprattutto del capostipite Angel. Lo spagnolo classe ’47 è infatti uno dei più grandi campioni della storia del motociclismo, è secondo solo a Giacomo Agostini per titoli iridati con i suoi 13 allori (6 nella soppressa classe 50 e 7 nella 125), o 12 + 1 come preferisce il superstizioso Angel. Una vera e propria leggenda vivente. Anche questo ha pesato sulle spalle di Angel Jr e Pablo, i figli che hanno intrapreso la carriera del padre, però con risultati decisamente minori. Sette anni in 125 senza riuscire mai a salire sul podio per Angel Jr, e 11 sempre nella stessa classe per il fratello che riuscì a conquistare solo una vittoria (nel GP del Portogallo del 2003).

Angel e Pablo Nieto

Wayne e Remy Gardner

Uno dei figli d’arte che recentemente è entrato a far parte del circuito del Motomondiale è il giovanissimo Remy Gardner, approdato in Moto3 nel 2015: in 33 gare disputate ad oggi, il classe ’98 ha portato a casa 15 punti iridati, ottenendo come miglior risultato il 12° posto al Gp di Germania del 2016. Anche per lui un’eredità pesante da sostenere. Infatti, il 18enne è figlio di Wayne Gardner, campione del mondo nella classe regina nel 1987 con sette vittorie e un bottino di 178 punti. Il debutto nel Motomondiale era arrivato nel 1983, con una Honda in classe 500: da allora, in 100 gare disputate, Wayne ha ottenuto 18 vittorie e 51 podi, vincendo anche la 8 Ore di Suzuka, nel 1985, 1986, 1991 e 1992.

Wayne e Remy Gardner

Helmut e Stefan Bradl

C’è poi chi inizialmente non voleva seguire le orme del padre, ma poi si è lasciato vincere dalla passione per i motori. È il caso di Stefan Bradl, la cui passione per le corse è sbocciata tardi, poiché da bambino preferiva il calcio. Solo dopo i 12 anni arrivò l’interesse per le moto. Questo lo portò fino all’esordio nel campionato mondiale (2005 in classe 125 con KTM). Da allora, Stefan ha dovuto fare i conti con i risultati ottenuti dal padre Helmut che in 84 Gp disputati in 250cc ha vinto 5 gare salendo 21 volte sul podio. Ma Stefan è riuscito a fare meglio vincendo 7 gare, 5 in Moto2 e 2 in 125cc, e cogliendo il titolo di campione del mondo in Moto2 nel 2011.

Helmut e Stefan Bradl

Graziano e Valentino Rossi

Come abbiamo notato finora la passione per il motociclismo spesso si tramanda di padre in figlio, anche se nel caso di cui parleremo adesso il papà avrebbe voluto indirizzare verso le quattro ruote. Il padre in questione è Graziano Rossi, maestro elementare, che esordì nel Motomondiale alla fine degli anni ’70, vincendo con la Morbidelli 3 gare in classe 250 nel 1979 e ottenendo 5 podi totali, chiudendo al terzo posto nella classifica finale al terzo posto. Poi passò alla classe regina nella quale riuscì a salire sul podio in due occasioni, ma dopo un brutto incidente decise di abbandonare per passare al rally. Una passione per i motori inevitabilmente trasmessa al figlio Valentino che fin da bambino sembrò destinato a seguire le suo orme. Prima i go kart, poi le minimoto, a 13 anni l’esordio nel campionato Sport Production. Nel 1996 il salto nella classe 125 del Motomondiale in sella all’Aprilia. Per il fenomeno di Tavullia nessun peso sulle spalle, anzi. Da allora, tra le tre classi, coglie nove titoli mondiali: due nelle classi minori (nel 1997 in 125cc, nel 1999 in 250cc) e sette in 500/MotoGp, 2001, 2002, 2003, 2004, 2005, 2008 e 2009. Diventa il Dottore e scrive a caratteri cubitali il proprio nome nella storia di questo sport.

Graziano e Valentino Rossi 1997
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