Dieselgate, niente sconti in Germania: senza adeguamento software c’è il fermo dell’auto
Lo scandalo Dieselgate, che ha travolto il colosso Volkswagen, continua a far sentire il proprio eco tanto che l'Autorità federale per i trasporti della Germania, la Kba, ha deciso di non concedere proroghe agli automobilisti che, loro malgrado, si sono ritrovati coinvolti nella vicenda: dopo aver accettato il programma di implementazione del gruppo per i modelli equipaggiati con i motori a gasolio EA 189 da 1.2, da 1.6 e da 2.0 litri, quelli per il quale la casa tedesca aveva usato software in grado di manomettere i valori delle emissioni, l'autorità della Germania ha deciso che chi non si metterà in regola rischierà il fermo dell'auto.
Senza aggiornamento scatta il fermo amministrativo
La prima vettura era stata tolta dalla circolazione all'inizio di giugno a Monaco su decisione delle autorità locali mentre provvedimenti simili erano poi scattati anche ad Amburgo e ancora in Baviera. Secondo la KBA gli oltre 18 mesi di tempo concessi ai proprietari per fissare un appuntamento nelle officine specializzate per mettere i regola la propria auto è più che sufficiente tanto che, da adesso in poi, le autorità potranno procedere al fermo dell’auto con sequestro della carta di circolazione ed eliminazione della targa; sarà in seguito immatricolare nuovamente il veicolo, ma a spese del proprietario e solo dopo l'aggiornamento con relativa omologazione del veicolo.
In Italia l'adeguamento del software non è obbligatorio
Una scelta, quella dell'Autorià federale per i trasporti tedeschi, che arriva nonostante il 95% dei 2,46 milioni di veicoli coinvolti nel dieselgate sia già stato "corretto". A rischiare il fermo, infatti, sarebbe appena lo 0,6% degli interessati per un totale di 14.760 auto. Una decisione che è già stata presa anche da altre nazioni, come la Svizzera che ha disposto la sospensione delle immatricolazioni per alcuni modelli a partire da domani così come la vendita delle Audi A6 e A7 della settima generazione con il sei cilindri diesel a partire dallo scorso maggio. In Italia, invece, non è invece obbligatorio sottoporre l’auto all'intervento correttivo in quanto quello delle emissioni non è un problema relativo alla sicurezza del veicolo, ma potrebbe diventarlo a partire dal 2020 quando entreranno in vigore i nuovi regolamenti europei.