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Dramma Salom, Paolo Simoncelli: “Basta banalità su rischi e pericoli del motorsport”

Il padre del compianto Marco: “Dove c’è velocità c’è pericolo, devi averlo in mente. Per quanto vengano migliorate le vie di fuga, le tute, i caschi… si muore e si morirà ancora”.
A cura di Valeria Aiello
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Marco Simoncelli insieme al papà Paolo al box / Getty
Marco Simoncelli insieme al papà Paolo al box / Getty

Cinque anni dopo la morte di Marco Simoncelli, il Motomondiale piange Luis Salom, pilota del Sag team della Moto2, un ragazzo di 24 anni con tanta voglia di scherzare. Proprio come il Sic, che aveva lasciato il suo sorriso e quel suo modo di essere "patacca" in quel maledetto 23 ottobre del 2011 a Sepang, finito sotto le ruote di Colin Edwards e Valentino Rossi che non avevano potuto nulla per evitarlo. Cinque anni sono tanti, quanto bastano per illudersi che la morte non tocchi più il Motomondiale. Ma è quando torna vicino, che ci lascia senza parole. A non lasciare scampo a Salom, la via di fuga senza ghiaia, dove la moto è diventata come un razzo che, rimbalzato sugli airfence della curva 12 del circuito di Barcellona a Montmelò, lo ha fatalmente colpito, probabilmente sul collo. Un dramma che, a detta di molti, serve da lezione, una morte che si poteva evitare, e su cui a dire la sua è Paolo Simoncelli, che al quotidiano Tuttosport ha parlato quanto accaduto sul circuito catalano, scagliandosi contro l'inevitabile crociata contro le corse.

"Terribile e ingiusto che un ragazzo muoia in pista, ma fatemi un favore: evitate le solite banalità sulla pericolosità degli sport motoristici e delle moto in particolare – dice Paolo Simoncelli – Sono cavolate. È più pericoloso andare a sessanta all’ora su uno scooter in città che a trecento in pista, con la giusta attrezzatura e preparazione ovviamente"

Dove c’è velocità c’è pericolo, devi averlo in mente. Che tu faccia il pilota di un caccia militare o di una moto o di una Formula 1 sai a cosa vai incontro. E per quanto la sicurezza migliori sempre non potrà mai cambiare. Per quanto vengano migliorate le vie di fuga, le tute, i caschi… si muore e si morirà ancora. Più vai veloce più rischi, più la percentuale di incidenti gravi sale. Gli sport dei motori sono così, non è un lavoro d’ufficio

I circuiti adesso sono sicuri, sempre più sicuri. Penso alle corse di una volta, dove sì che si rischiava la vita a ogni curva. Però è davvero strano che si muoia ancora così, vero – ha aggiunto.

Per il padre del Sic, è una questione di destino.

Comunque dalla morte di Marco un’idea me la sono fatta. Che ognuno di noi ha una croce. Quando arriva il tuo momento è il tuo momento. Come dice sempre mia moglie Rossella: quel giorno Marco avesse fatto il muratore e non il pilota sarebbe caduto da un’impalcatura o avesse fatto il falegname sarebbe finito sotto una pressa. È il destino, terrificante.

Infine un pensiero per i genitori di Salom, la mamma Maria e il papà Luis, che distrutti dal dolore hanno concordato con i piloti, team e Commissione sicurezza di onorare la memoria del figlio lasciando che il fine settimana del Gp di Catalunya prosegua senza variazioni.

Ognuno ha il suo modo di reagire, non mi permetto di dire nulla. Se non è che cosa più ingiusta è che i figli muoiano prima dei genitori. Cristo deve metterci una pezza"

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