DS19, musa francese diventata icona di stile
Era il 6 ottobre 1955 quando al 42esimo Salone dell’Automobile di Parigi faceva il suo debutto la DS19, l’attesissima erede della gloriosa Traction Avant nata dal genio del designer italiano Flaminio Bertoni, varesino, assunto nei primi anni ’30 direttamente da André Citroën, insieme al progettista e ingegnere aeronautico André Lefebvre e a Paul Mages, ingegnere e ideatore delle celebri sospensioni idropneumatiche.
DS19, musa francese diventata icona di stile
Per la DS19 fu un successo immediato. Rispetto all’antenata, la vedette Citroen colpiva per le linee all’avanguardia, la sua silhouette allungata, la coda corta e le ruote posteriori carenate. Una vivacità espressa non solo dalle forme ma anche dai colori scelti per vernici e carrozzeria, come ad esempio il verde mela con tetto bianco, piuttosto che il giallo champagne con tetto melanzana. Scelte associate anche alle colorazioni scelte per gli interni, come il verde, il caramello o il lilla, e le ruote, rosso mattone o azzurro. Una delle principali caratteristiche meccaniche era costituita dalle sospensioni idropneumatiche a ruote indipendenti che permettevano di mantenere costante l’altezza della vettura. In particolare, la DS19 è stata anche la prima auto europea a montare l’impianto frenante a dischi anteriore. Posteriormente vennero invece scelti i più tradizionali tamburi.
Al termine del primo giorno di apertura del Salone vennero siglati ben 12mila contratti, 80mila alla chiusura della manifestazione. Un successo travolgente e vigoroso, durato per vent’anni, fino al 1975, quando la crisi petrolifera e quella economica hanno determinato la fine di molte auto di lusso e grossa cilindrata, come la stessa DS. La sua produzione terminò ufficialmente il 24 aprile di quell’anno, dopo circa 1,5 milione e mezzo di auto vendute tra le diverse versioni. Nel 1958 fu proposta anche in versione cabriolet, ancora oggi una delle spider più affascinanti e in grado di spuntare quotazioni piuttosto alte tra gli appassionati.