F1, caso Mercedes-Pirelli. FIA: “Mai autorizzati i test”
A Parigi si è aperta l'udienza davanti al Tribunale internazionale della FIA per il caso dei test Mercedes-Pirelli effettuati dal 15 al 17 maggio a Barcellona, dopo il Gran Premio di Spagna. In poco meno di due ore sono state formalizzate le tesi dell’accusa e della difesa sull’utilizzo della monoposto del 2013 con gomme Pirelli e i piloti ufficiali Rosberg ed Hamilton. Sebbene la Mercedes si sia più volte difesa parlando di uno scambio di e-mail con il Direttore di gara Whiting, la FIA nega di aver concesso ufficialmente alla squadra di Brackley il permesso di effettuare i test. Il legale rappresentante della FIA, Mark Howard, nell’aula di Place de la Concorde ha spiegato come Whiting non fosse il soggetto da contattare per un’autorizzazione che sarebbe dovuta spettare al Consiglio Mondiale: “La Mercedes, usando la vettura 2013, ha violato l’articolo 22 del regolamento, ottenendo un vantaggio in maniera scorretta per ogni evento del Mondiale. Mentre la Pirelli, il cui contratto richiede che fossero informati tutti gli altri team, ha violato l’articolo 151 del codice disciplinare, compromettendo il corretto svolgimento di una competizione sportiva. Questo vale a prescindere dal tipo di autorizzazione che potessero avere avuto da Charlie Whiting, il quale non aveva potere per conferirla”. Proprio sul ruolo di Whiting l’aspetto cruciale. Sebbene ci sia stato uno scambio di comunicazioni tra la FIA e la Mercedes, le informazioni sarebbero state “informali” – una semplice telefonata – e la stessa FIA non era stata informata del test. Charlie Whiting quindi non doveva essere contattato per questioni come i test privati, bensì la deroga sarebbe dovuta arrivare direttamente dal Consiglio Mondiale. Il rappresentante legale della FIA insistite su un aspetto fondamentale: “Nessuno degli altri competitors del Mondiale 2013 era stato invitato a prender parte al test o sorvegliare e nessuno era a conoscenza che si sarebbe svolto. Senza il consenso, la conoscenza e la partecipazione degli altri avversari, Mercedes e Pirelli possono aver intrapreso un’attività che era pregiudizievole per la competizione”.
La difesa della Scuderia Mercedes – Portata avanti dall’avvocato Paul Harris, l’offensiva della Mercedes parte dalla definizione di test per dimostrare che quello di Montmelò era un test voluto da Pirelli. “Non ci sono state irregolarità, perché tutto il test è stato pagato e messo in atto dalla Pirelli. Dunque è stata la Pirelli ad ‘intraprendere’ il test, non la Mercedes. Questa prova è stata confermata dalla Pirelli perché tutti sapevano cosa stesse accadendo, è innegabile che il test sia stato effettuato dalla Pirelli”. Come se non bastasse, per difendersi dalle accuse della FIA, Mercedes chiama in causa la Ferrari sostenendo che anche la scuderia di Maranello, precedentemente assolta dalla Federazione, avrebbe violato l’articolo 22 durante i due giorni di test, il 12 e 13 maggio, con la vettura 2011 e il pilota ufficiale Felipe Massa: “Se siamo colpevoli noi, lo sono anche loro! Hanno portato una loro macchina in pista e crediamo che pure la Ferrari sia in linea coi regolamenti così come la Mercedes. Una vettura 2011 può essere conforme ai regolamenti 2013.”
L’arringa della Pirelli – Nel pomeriggio la Pirelli, attraverso il suo legale, precisa che la casa fornitrice dei pneumatici non dovrebbe essere chiamata in causa per aver violato le regole del Circus. “Non dovremmo essere qui perché non siamo concorrenti e la FIA non ha giurisdizione su di noi”. Molto chiare le parole del legale che sottolinea: “Non ci sono restrizioni nell’accordo del gommista con la Federazione su quale monoposto impiegare per i test consentiti. Ricorreremo in sede civile se condannati”.
La sentenza del caso "Tyre Gate" Mercedes-Pirelli è attesa per domani.