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F1, Damon Hill: “Per arrivare in alto non basta il nome, bisogna andare forte”

L’ex pilota della Williams, campione del mondo come il padre Graham, ha detto la sua sui figli d’arte: “Il marketing è attratto dai grandi nomi. Rosberg? Il suo è un titolo meritato, non ha mai mollato”.
A cura di Matteo Vana
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Damon Hill – Getty Images
Damon Hill – Getty Images

Il secondo posto di Nico Rosberg ad Abu Dhabi, grazie al quale è riuscito a laurearsi campione del mondo, ha permesso alla famiglia del tedesco di scrivere la storia: prima dell'impresa dal pilota Mercedes, infatti, solo la famiglia degli Hill poteva vantarsi di aver conquistato il titolo iridato sia con il padre, Graham, che con il figlio, Damon.

Il marketing vuole i figli d'arte

Proprio il pilota inglese, campione del mondo nel 1996, ai suo tempi se la doveva vedere con un altro figlio d'arte, quel Jacques Villenueve che l'anno dopo gli strappò la corona andando a vincere il titolo dopo un duello serrato con Michael Schumacher. Una tendenza, quella dei figli d'arte in Formula 1, già parecchio in voga all'epoca tanto che anche il britannico non fece nulla nascondere il precedente illustre.

Il mio casco era un tributo a mio padre, un filo di continuità nella storia familiare; anche mio figlio corre con quei colori. Quando iniziai io era ridicolo, ero "il figlio di" – ha confessato ai microfoni della Gazzetta dello Sport –  e il mio nome compariva nei tg. Mi veniva voglia di lasciar perdere.

Adesso ci sono già Max Verstappen, Giuliano Alesi e perfino Mick Schumacher. Credo che in parte dipenda dalle difficoltà di trovare dei talenti, degli alti costi di questo sport e dal fatto che il marketing sia attratto dai grandi nomi. Ma attenzione: quando arrivi così in alto il nome non basta se non vai forte.

Il titolo di Rosberg è meritato

Un traguardo, quello raggiunto da Nico Rosberg, che lo ha privato del record: prima del tedesco, infatti, Damon Hill era l'unico nel mondo della Formula 1 ad aver eguagliato il risultato del padre Graham, campione del mondo 34 anni prima che lo diventasse anche lui; un'altra analogia che accomuna il destino dei due figli d'arte, Damon e Nico. L'ex pilota della Williams, però, non nutre rancore e anzi ci tiene a sottolineare l'impresa compiuta dal pilota della Mercedes.

Il suo è un titolo meritato, la sua stagione è un esempio di determinazione, non ha mai mollato. Anche Hamilton lo ha ripetuto, ma non sempre lo ha messo in pratica: in questo lui mi ricorda Senna, è un po' volubile. In generale, però- ha concluso – se hai una macchina vincente, non puoi accettare di guidare per una scuderia di metà classifica. Guardate Vettel, 4 volte campione del mondo e ora non può vincere. Così è dura.

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