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F1, Ferrari: I Segreti del Pit Stop di Monza

L’operazione di cambio gomme a Monza è stata determinante per far vincere la gara ad Alonso. Il team ha compiuto un lavoro di squadra universalmente riconosciuto.
A cura di Roberto Ferrari
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Ferrari-Pit stop, Monza 2010

Tre secondi e quattro decimi per fermarsi, cambiare quattro pneumatici e ripartire. Non è il record, in Canada scesero a 3,3 secondi, ma è sempre più basso della media di 3,7 che hanno gli uomini al box in questa stagione.

Il successo a Monza è stato un insieme di componenti che si sono fusi in modo preciso: la vettura è stata perfetta, Fernando Alonso sempre aggressivo e senza sbavature, i meccanici velocissimi.

La Ferrari riconosce grande merito ai suoi uomini e Diego Ioverno, responsabile delle Operazioni in gara e Montaggio vettura e cambio, ci spiega come si preparano i suoi uomini: “Abbiamo lavorato con grande intensità quest’anno per migliorare quanto possibile le operazioni di sostituzione degli pneumatici. Fino alla stagione scorsa era la lunghezza del rifornimento benzina che determinava quella della sosta e i meccanici che dovevano lavorare al cambio gomme avevano un margine di sicurezza abbastanza confortevole, anche se parliamo sempre di secondi. Oggi ogni errore si paga a caro prezzo: si può dire che è molto più facile perdere una gara al pit-stop piuttosto che vincerla”.

Raggiungere in livello simile è molto impegnativo e necessita di una preparazione molto accurata, gli uomini del cavallino non smettono mai di allenarsi: “I segreti, se tali si possono chiamare, sono due: allenamento e ripetitività delle istruzioni. Dall’inizio dell’anno abbiamo fatto oltre 1300 prove di pit-stop, in pista e in fabbrica. Nelle settimane in cui non abbiamo un Gran Premio ci alleniamo tre volte, effettuando una trentina di simulazioni al giorno. In pista lavoriamo dal giovedì al sabato, affrontando il fine settimana come se si trattasse di una squadra di calcio: alla vigilia una rifinitura, la domenica relax prima della partita. E’ importante che i ragazzi ricevano le istruzioni in maniera calma, senza concitazione: sono perfettamente consapevoli che nelle loro mani c’è una bella responsabilità, soprattutto in gare come quella di ieri. Non serve a niente spronarli, li può solo indurre in errore”.

Quindi l’idea di sinfonia perfetta che dovrebbe trasparire all’esterno: “Il pit-stop è una specie di balletto scandito dalla musica del motore, in cui un gruppo di uomini devono agire in perfetta sincronia fra loro e con l’etoile, cioè il pilota che sta dentro la macchina. La riuscita delle operazioni dipende molto anche da lui: è cruciale fermarsi sempre nella posizione prestabilita, altrimenti si perdono dei decimi preziosissimi perché venti centimetri in più o in meno costringono tutti gli addetti a spostarsi”.

Roberto Ferrari

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