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F1, Grosjean: “Il passo in avanti di Jules Bianchi è un piccolo miracolo”

“Il trasferimento dimostra che la scienza è sbagliata” dice il francese della Lotus che sul rientro del connazionale in Francia sottolinea come “fino a poche settimane fa non fosse possibile pensare a un trasferimento, neppure a Tokyo”.
A cura di Valeria Aiello
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A pochi giorni dal trasferimento di Jules Bianchi dal Mie General Hospital di Yokkaichi in Giappone alla al Centro Ospedaliero Universitario di Nizza (CHU), dove il pilota della Marussia continuerà la riabilitazione e miglioramento delle funzioni cerebrali in seguito al terribile impatto sulla pista di Suzuka, a parlare del recupero di Jules è Romain Grosjean, amico e connazionale del 25enne francese che ha commentato dell’importante passo in avanti fatto nelle ultime settimane da Bianchi.

Il trasferimento in Francia

Alla fine del mese di ottobre, i genitori Philippe e Christine avevano comunicato che le condizioni di Jules non erano state considerate tali da permettere il trasferimento di Jules in Europa, sottolineando che il pilota avrebbe continuato le cure in Giappone. A venti giorni dalla valutazione dell’equipe medica, Bianchi è rientrato in Francia, non è più in coma farmacologico, respira senza ausili esterni benché rimanga privo di conoscenza, ed ricoverato nel reparto di terapia intensiva del CHU diretto dai Professori Raucoules e Ichai, dove le sue condizioni sono monitorate dal Professor Paquis, primario del reparto di Neurochirurgia.

“La scienza è sbagliata”

“È difficile trovare le parole giuste sulle condizioni di Jules dal momento che sono ancora considerate critiche” dice Grosjean a RMC. “Ma voglio dire che è un miracolo che dimostra che la scienza è sbagliata perché fino a poche settimane fa non era possibile pensare a un trasferimento, neppure a Tokyo” sottolinea il pilota della Lotus. “Poi improvvisamente da risposta di Jules da combattente che è riuscito a dimostrare che era pronto a viaggiare” aggiunge Grosjean che sul recupero di Jules in terra natia conclude: “L’aspetto più confortante è che ora le cure continueranno vicino casa e vicino alla famiglia e che da questo piccolo miracolo che ha permesso il trasferimento ci si possa aspettare di più”.

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