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F1, perché Schumacher utilizzava tre contachilometri sulla sua Benetton?

Il pilota tedesco suggerì agli ingegneri della Benetton l’introduzione dei tre display per controllare la velocità in tutti i passaggi della pista.
A cura di Vito Lamorte
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La strumentazione in Formula 1 è molto importante e se il pilota vuole sapere se sta andando più veloce in un particolare passaggio o ha raggiunto una buona prestazione nel rettilineo sarà sufficiente per controllare il contagiri: maggiore è la velocità con la stessa marcia più la macchina fila via spedita. Rispetto al controllo e alla gestione della gara, un certo pilota tedesco di soli 22 anni di età tra il 1991 e il 1992 ha chiesto l'installazione di un tachimetro sulla sua Benetton, il team rimase particolarmente sorpreso: "All'inizio abbiamo riso" ha ricordato l'ingegnere Willem Toet a Fox Sports Australia, ma Michael Schumacher ha spiegato il suo capriccio: "Se esco da una curva in terza marcia o se lascio in seconda marcia, mi chiedo se abbia aiutato veramente l'accelerazione. Ottengo una velocità superiore restando in terza o guadagno in accelerazione dalla seconda marcia? E se noi cambiamo il rapporto di trasmissione, tutti i riferimenti si perdono appena ricevo il numero di giri". Gli ingegneri della Benetton hanno risposto alla richiesta installando un terzo schermo sopra la cabina di guida ma ben presto si resero conto che non era così semplice far coincidere la teoria con la pratica. Secondo quanto dice Toet, il tedesco avrebbe dichiarato: "Nel mezzo di una curva, quando sto passando attraverso il punto di contatto (di solito è il punto più lento della curva), è un po ‘difficile controllare la velocità. Le cose cambiano troppo in fretta, così non si può davvero guardare il tachimetro e assicurarsi di aver visto il punto più basso registrato nella curva. E anche se volessi controllare la mia velocità massima lungo il rettilineo, non sarebbe così facile anche perché abbiamo bisogno di tenere d'occhio i punti di riferimento per la frenata".

Lasciando ancora più perplessi i tecnici della sua squadra, piuttosto che rinunciare al tachimetro, il rookie tedesco chiese altri due rilevatori di essi: si trattava di tre display di velocità, uno vicino all'altro. La velocità minima della curva precedente e il tratto massima sul rettilineo sono due informazioni che alimentano un universo più grande di quanto si pensi in prima istanza. Queste informazioni sono registrate in dettaglio nella telemetria e sulla base di essi, la squadra può regolare una serie di parametri della monoposto. Ma se queste informazioni sono presenti già nella telemetria e le rettifiche operate ai box, per quale motivo Schumacher ha voluto conoscere la velocità minima e massima in tempo reale nella cabina di guida? Ci sono diverse possibilità, tutte collegate ad un livello di raffinazione che solo un pilota talentuoso può operare. Le tre componenti erano una strada a doppio senso per il rapporto di Schumacher con la sua monoposto.

Dall'interno dell'abitacolo il pilota può regolare e dare molte dritte ai suoi tecnici: dai freni ai carichi fino al bloccaggio del differenziale e la mappatura del motore. Schumacher era conosciuto come uno dei pochi piloti sulla griglia in grado di effettuare varie regolazioni e personalizzare diverse componenti. In questi giorni si è parlato molto del sette volte campione del mondo: dall'anniversario dell'incidente alle parole di Ross Brawn sull'influenza del Kaiser nella crescita della Mercedes. Domani Michael Schumacher compirà 47 anni ma da due anni ormai non vive più come prima: la speranza di vederlo in condizioni stabili il più presto possibile resiste ma la riabilitazione appare lunghissima e la luce in fondo al tunnel non la si riesce ancora a vedere.

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