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F1, Schumacher: Todt lo difende ma gli sponsor preferiscono Vettel

Il tedesco attraversa un momento di difficoltà, incassa la fiducia di tutti tranne degli sponsor che, alla vigilia del gran premio di Spagna, preferiscono appoggiare il più giovane connazionale Vettel.
A cura di Roberto Ferrari
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Michael Schumacher 2010

È un mondo strano quello della Formula Uno, non basta chiamarsi Schumacher ed essere ritornato dopo tre anni di assenza per passartela bene: se dopo appena quattro gare offri prestazioni degne ma non esaltanti tutti ti additano come bollito ed il gioco diventa più difficile di quanto non sia in realtà.

Il sette volte campione del mondo sta pian piano ritrovando la forma e la velocità di un tempo ma ha bisogno di tempo e di tranquillità, il suo storico amico, nonché team principal ai tempi della Ferrari, Jean Todt difende il suo ex pupillo e spiega: “E’ ancora presto per giudicare i suoi risultati. Non dobbiamo scordare che Michael è tornato dopo un lungo periodo di inattività. Quando saremo più vicini alla fine della stagione sapremo esprimerci sulle sue prestazioni. Dobbiamo aspettare”. Quindi ricorda che un campione per essere tale ha anche bisogno di una vettura competitiva da guidare e sottolinea quanto il ritorno del tedesco abbia fatto guadagnare al business della Formula Uno: “Soltanto per la sua presenza è aumentato il numero di spettatori sui circuiti. L’appeal del campionato è cresciuto considerevolmente”.

Non sono dello stesso parere gli sponsor che preferiscono rivolgersi al più giovane, e per questo inizio di stagione, vincente, Sebastian Vettel. Il manager di Michael, Willy Webber, spiega così il perché sempre meno aziende lo vogliano come testimonial: “C’è una sorta di Schumi-stanchezza. A quanto pare, l’attenzione degli sponsor è puntata su un pilota più giovane. Vettel è il nuovo Schumi e appare ovunque: sui cartelloni pubblicitari, in tv, insomma è il numero 1. Michael ha lasciato un vuoto nel quale Sebastian è stato inghiottito: questo anche perché Vettel vince e Michael non ancora”.

Roberto Ferrari

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