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Fiamme, ruote mancanti e bocchettoni volanti: 3 assurdi pit-stop della storia della F1

Tre soste ai box che hanno segnato la storia degli ultimi 25 anni del Mondiale di Formula Uno: dalle fiamme su Verstappen alla ruota di Irvine, al bocchettone che costò il titolo a Massa.
A cura di Michele Mazzeo
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Massa Singapore 2008

Il pit stop, in Formula 1, è una procedura molto delicata, richiede infatti sia la massima precisione che la massima velocità possibile. Ma non sempre si riesce ad avere entrambe le cose al box e così si hanno dei risultati che vanno dal comico al pericoloso. Ecco 3 pit stop che a loro modo hanno segnato la storia degli ultimi 25 anni del Campionato Mondiale di Formula Uno.

Le fiamme su Verstappen

I rifornimenti di carburante sono forse la pratica più pericolosa dei pit stop nella Formula 1 e il motivo è molto semplice: il fuoco. Ed è per questo che per molti anni sono stati vietati. Ma nel 1994 quando la pratica viene reintrodotta, a metà stagione il pubblico mondiale resta senza fiato nel vedere una nuvola di fuoco avvolgere interamente la Benetton di Jos Verstappen. Sono momenti drammatici. Fortunatamente il pilota olandese se la cava solo con un grosso spavento. Successivamente si scoprirà che il team di Flavio Briatore aveva manomesso il sistema di introduzione del carburante per accorciare i tempi del pit stop.

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La ruota di Irvine

In principio c’era “la ruota di Mansell” (nel Gp del Portogallo del 1991 la ruota si stacca dalla macchina del pilota britannico dopo il pit stop causa errato montaggio), poi 8 anni dopo tocca alla “ruota di Irvine” diventare un cult tra gli addetti ai lavori. L’irlandese che quell’anno, dopo l’infortunio di Michael Schumacher, era diventato la prima guida della Ferrari e il più accreditato rivale di Mika Hakkinen per il titolo di campione del mondo. Al Nurburging si presenta in pit lane per un cambio gomme, ma ne manca una. La premiata ditta Jean Todt – Ross Brawn, allora al muretto della Rossa, non la prese bene, ma utilizzò quell’errore a proprio vantaggio: da quel giorno, infatti, tutte le termocoperte che tengono caldi gli pneumatici riportano la dicitura anteriore sinistra, anteriore destra, posteriore sinistra o posteriore destra, per distinguere la ruota senza che vi siano più disguidi come quello di cui è stato protagonista, suo malgrado, Eddie Irvine.

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Il bocchettone fa Massa nel giorno del crashgate

Il Gran Premio di Singapore 2008 è passato alla storia per tanti motivi. Soprattutto per il “crashgate” che ha portato alla squalifica Flavio Briatore e Pay Symonds, dovuta al fatto che Nelsinho Piquet andò a sbattere contro il muro volontariamente per provocare l’ingresso in pista della Safety Car e avvantaggiare così il compagno di scuderia Fernando Alonso, che alla fine vincerà la gara. Ma oltre a quella strategia truffaldina, in quello stesso GP ci fu un pit stop che rimarrà nella storia della Formula Uno. Vale a dire, quel bocchettone del rifornimento rimasto incastrato nella Ferrari di Felipe Massa e che il brasiliano letteralmente sradica portandoselo dietro lungo tutta la pit lane. Numeri alla mano si può tranquillamente affermare che è lì che ha perso il titolo mondiale (sfumato per un solo punto). In quell’occasione finì sotto inchiesta anche il semaforo usato dalla Ferrari al posto della paletta stop and start.

Massa bocchettone
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