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Fiat a Ginevra è 500 volte niente

In attesa del nuovo piano industriale la situazione resta alquanto stabile. Pochissime le novità mentre la gamma 500 continua ad espandersi. Intanto Chrysler aumenta il volume di vendite.
A cura di Pietro Ginechesi
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Di recente si è parlato molto del futuro del gruppo Fiat, che ora sotto il nome di FCA (Fiat-Chrysler Automobiles) unisce sotto un’unica bandiera numerosi costruttori italiani e americani. Bandiera che sicuramente non è italiana. Inizialmente si temeva che l’acquisizione di Chrysler comportasse uno spostamento della sede principale a Detroit lasciando di fatto l’Italia fuori dai giochi; ciò non è successo ed il gruppo FCA è rimasto vicino casa. Relativamente vicino, la sede legale ora si trova in Olanda mentre quella fiscale nel Regno Unito, una scelta dovuta principalmente ad una diversa pressione fiscale che aiuta notevolmente lo sviluppo dell’azienda. Durante il Salone di Ginevra, Marchionne ha cercato di rassicurare l'opinione pubblica dichiarando:  “Fiat non ha mai lasciato l’Italia”. Fin qui tutto bene, poi il finale della frase crea una fortissima antitesi:  “Il piano industriale sarà presentato il 6 maggio a Detroit”.

Sul fronte USA si può dire che l’amministratore delegato Sergio Marchionne abbia contribuito a salvare Chrysler dalla crisi degli ultimi anni riuscendo a risollevare le sorti dello storico costruttore americano, grazie all’introduzione di nuove vetture ed un ottimo piano industriale. In Italia la situazione è abbastanza differente, attualmente Fiat non naviga in buone acque, non solo a livello economico. La chiusura di alcune storiche fabbriche e la conseguente cassintegrazione di numerosi operai ha scosso gli animi andando a minare la fiducia degli italiani nei confronti di Marchionne. Non ci sono nuovi modelli in sviluppo e la gamma è limitata ad un ristretto numero di auto che non godono di un elevato successo commerciale, che ne consentirebbe la produzione in larga scala, unico elemento che servirebbe a dare lavoro ad un paese profondamente colpito dalla crisi.

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Attualmente è in corso il Salone di Ginevra, vetrina internazionale dove moltissimi costruttori hanno presentato una vasta serie di novità. Il gruppo FCA è arrivato a Ginevra con la Jeep Renegade, la prima vettura compatta del marchio americano. La vera rivoluzione non risiede nell’auto in sé per sé ma nel fatto che la Renegade sarà prodotta in Italia, negli stabilimenti di Melfi dove veniva prodotta la Fiat Punto. Ciò servirà principalmente a dare lavoro a molti operai e le spese di produzione saranno interamente a carico di Chrysler. Per quanto riguarda il marchio Fiat ancora una volta non sono state presentate auto completamente nuove, né tantomeno nuove generazioni di modelli già in commercio. È stata presentata l’Abarth 695 Biposto, una versione supersportiva della 500 di cui non se ne sentiva realmente il bisogno.

Da tempo si discute del nuovo piano industriale, si parla di una vera e propria rivoluzione in Italia, che dovrebbe avere come primo obiettivo mantenere in Italia la manodopera soprattutto per la produzione di vetture ad alte prestazioni. Si parla di un rinnovamento della gamma Alfa Romeo, in futuro dotate di propulsori Ferrari col fine di riportare il Biscione a livelli di eccellenza che non si vedevano da tempo. In attesa del nuovo piano industriale troviamo un listino dominato dalla 500, un’auto che gode di un ottimo successo in tutto il mondo, soprattutto in America. La gamma 500 prevede una serie infinita di configurazioni, dalla cabrio all’enorme 500L Living, che col tempo hanno reso satura la gamma. A Ginevra è stato presentato un nuovo allestimento top di gamma e la concept Vintage, che di concept ha solo i cerchi colorati. Le vere novità ancora non si sono viste dato che attualmente Fiat fa soprattutto branding sulla scia di nomi storici. Basti dire che a breve sarà presentata ancora un'altra 500, la 500X, la declinazione a SUV della City Car. Fiat non è nuova a questi giochi con i nomi, un altro precedente è costituito dalla Panda lanciata nel 2003: una vettura che doveva approdare col nome Gingo e sostituire la superutilitaria disegnata da Giugiaro, Renault ritenne tale nominazione troppo assonante con la Twingo e si decise di optare per Panda e sfruttarne la reputazione, scelta che risultò vincente.

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Mentre un intero paese è in attesa di un miracolo da parte di Marchionne, l’azienda simbolo del Made in Italy nel mondo si mantiene in piedi solo grazie ai profitti dei costruttori esteri. Un marchio storico come Lancia si trova con una gamma costituita di modelli Chrysler. Lo stemma dell’elefantino, che ha da sempre contraddistinto le vetture più estreme prodotte da Lancia, ora caratterizza un semplice allestimento della Y con carrozzeria color prugna e finiture rosa. Nessuna novità sul fronte green, in quanto l’AD si è dichiarato contrario alle vetture ibride e elettriche ritenendole solo dannose a livello finanziario. L’unica vettura elettrica prodotta è l’ennesima variante di 500, messa sul mercato unicamente in California per venire incontro alle normative che obbligano i costruttori ad avere almeno un’elettrica nel listino. Solo il tempo stabilirà se Marchionne ha ragione sulle ibride ma sta di fatto che non si potrà mai uscire dalla crisi puntando tutto su una o due auto proposte in tutte le salse. A proposito di salse: quella di pomodoro fa molto brand "Italia" e forse si vende bene in America. Ma metterci qualche sapore nuovo ogni tanto, non farebbe certo male.

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