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Fiat, Termini Imerese: la Fiom Cgil chiede più chiarezza

Futuro ancora incerto per lo stabilimento siciliano di Termini Imerese. Ieri al decimo congresso della Fiom Cgil molte le voci di malcontento riguardo all’atteggiamento del Gruppo Fiat.
A cura di Eugenio Tinto
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Una storia che non sembra avere fine, un capito che non vuole chiudersi, un futuro incerto nel quale solo i lavoratori stanno pagando il prezzo più alto: la disoccupazione. Ieri al congresso regionale della Fiom Cgil c’erano tutti i rappresentanti che contano, dal Presidente della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo al leader della Fiom, Gianni Rinaldini.

Le posizioni di tutti i partecipanti sono chiare e lineari: serve un atteggiamento più trasparente da parte del Gruppo Fiat, senza se e senza ma. In ballo ci sono le vite e la dignità di migliaia di lavoratori del tutto incolpevoli di questa partita che il Lingotto sta giocando con il loro destino. Durante il suo intervento Raffaele Lombardo è stato chiaro: “Sul futuro di Termini Imerese dobbiamo giocare a carte scoperte. Il governo regionale con una delibera di giunta ha scritto nero su bianco che è disposto a mettere 350 milioni, il governo nazionale 100 milioni, pochino. In ogni caso è bene che il governo nazionale almeno pretenda da subito di sapere cosa vuole fare la Fiat”.

Per il Governatore dell’Isola la Fiat sta assumendo un atteggiamento non molto corretto: “L’azienda elude, dribbla, giochicchia e non dà risposte. La risposta però la posso immaginare, il nulla; anzi, mettendosi di traverso, rispetto ad un nuovo concorrente che possa venire in Italia nel settore automobilistico”.

Duro nel suo intervento anche Gianni Rinaldini, leader della Fiom: “Fiat deve avere ben chiaro che se proseguirà nella strategia che finora ha portato avanti si ritroverà ad affrontare un scontro sociale forte. La decisione di chiudere Termini Imerese rientra nel disegno che sta portando a compimento l’azienda, vale a dire lo scorporo dell’auto con la costituzione di una nuova società della quale la famiglia Agnelli avrà tra il 16% e il 17% e dentro cui ci sarà probabilmente un terzo soggetto. Questo è il percorso tracciato da Sergio Marchionne”.

Parole dure anche nei riguardi del Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, reo, per Rinaldini, di assumere un atteggiamento supino nei riguardi del destino di migliaia di lavoratori: “È assordante il silenzio del governo Berlusconi, che dimostra sudditanza nei confronti di Fiat e di non avere alcuna idea di politica industriale. Questa è la vera ragione per cui Fiat chiude Termini Imerese, non c’é un problema di costi ma solo un disegno strategico con l’Italia che sarà parte marginale della nuova società che ha intenzione di costruire Fiat”.

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