Fiat verso l’accordo per il 100% di Chrysler
Per Fiat sarebbe un Capodanno con il botto, anche se la possibilità di concludere tutto entro la notte del 31 dicembre sembra alquanto remota. L'avventura americana del Lingotto iniziò con la promessa di rimettere in sesto la Chrysler conquistando pian piano quote di partecipazione sempre più ampie. Un cammino che il gruppo torinese ha portato avanti con successo, fino ad arrivare da qualche mese a questa parte alla scelta dell'ultimo passo, quel 100% che somiglia alla ricerca disperata di uno scacco matto senza perdenti. Le quote che mancano alla Fiat sono quelle del fondo pensione Veba di proprietà del sindacato metalmeccanico Uaw (United Automobile Workers). In gioco c'è il 41,5% dell'azionariato, sul cui valore Fiat e Uaw non trovano un accordo. Come da trattativa, domanda ed offerta si collocavano all'inizio su distanze siderali: da Torino si mettevano sul piatto 3 miliardi di dollari e da Detroit se ne attendevano 5.
Sergio Marchionne, Ad Fiat, e Bob King, presidente del Uaw, si sono incontrati poco prima di Natale per capire se sotto l'albero si poteva mettere quanto meno una letterina di buoni propositi. L'incontro non deve aver prodotto i risultati attesi, dato che è dovuto scendere in campo per Fiat Ron Bloom, vicepresidente di Lazard e consigliere di Obama negli anni della crisi dell'auto del 2011. Secondo indiscrezioni il Lingotto si sarebbe mosso significativamente dai 3 miliardi iniziali, salendo a 4,2. Un'offerta, questa, che porta il valore complessivo dell'acquisto della Chrysler a superare i 10 miliardi, che secondo la Borsa rappresentano il "prezzo giusto" dell'operazione. Eppure al Uaw non basterebbe, tanto da portare il sindacato a chiedere 4,5 miliardi. Una differenza che, considerate le cifre in ballo, potrebbe essere coperto volentieri dalla Fiat, intenzionata a dare quanto prima messaggi positivi alla borsa.