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Ford crea una tuta che simula la guida sotto l’effetto della droga

Si tratta di una tuta che simula gli effetti degli stupefacenti, induce allucinazioni e tremori. Suggerisce quali sono i rischi della guida sotto l’effetto di droghe.
A cura di Vito Lamorte
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Guidare sotto effetto di qualsiasi droga è una pessima idea perchè si moltiplica per 30 il rischio di rimanere coinvolti in un incidente. Sembra talmente ovvio che è quasi superfluo suonare l’allarme ma numerosi studi europei fotografano leggerezza, scelleratezza e frequenza di comportamenti pericolosi per sé e gli altri passeggeri. Il 18% dei ragazzi tra i 18 e i 24 anni ammette di aver accettato passaggi da una persona che aveva consumato stupefacenti e, nel 2014, sempre nel Vecchio Continente, 8,8 milioni di giovani hanno fumato spinelli, 2,3 milioni non hanno disdegnanto la cocaina. Un'altra statistica ci dice che negli USA ben 9,9 milioni di persone avrebbero guidato almeno una volta dopo avere assunto droghe e, più significativo ancora, sta nella consapevolezza della maggior parte dei britannici secondo cui guidare sotto l’effetto di droghe leggere è meno grave che guidare dopo avere bevuto alcolici. Per questo motivo la Ford ha svelato la "Drug Driving Suit", una tuta sviluppata per far comprendere ai giovani i rischi della guida in condizione di alterazione psicofisica. L'idea di base è quella di simulare visione distorta, tremori, scarso coordinamento motorio e l'incremento dei tempi di reazione, effetti tipici degli stupefacenti. Studiata in collaborazione con i ricercatori del Meyer-Hentschel Institute e "gemella" della Drink Driving Suit (per l'alcol), la tuta sarà impiegata nel programma di corsi gratuiti Ford Driving Skills For Life, pensati per trasmettere ai giovani i principi della guida responsabile.

Il giornalista Alistair Charlton, invitato a provare il vestito al Dunton Technical Center di Ford, ha raccontato: "Ho messo la tuta, mi sono trascinato verso la macchina, mi sono dovuto fare cadere sul sedile del conducente e andare come il mio cervello non voleva che andassi. […] Sentivi proprio che era una cosa sbagliata".

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