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Gran Premio d’Italia tra Imola e Monza?

Il primo cittadino di Imola propone l’alternanza con l’autodromo lombardo così i costi sarebbero ammortizzati sui due impianti.
A cura di Vito Lamorte
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Un Gran Premio d'Italia che si alterna tra Imola e Monza? Questa è la proposta del sindaco di Imola. I problemi nell'organizzazione della gara di Monza sono ben noti e nel 2016 il contratto che lega la Formula 1 al circuito di Monza scadrà. Per far restare in terra brianzola e rinnovare il contratto, Bernie Ecclestone chiede 20 milioni di euro. Il problema è che questi soldi non ci sono. Così il sindaco di Imola ha colto la palla al balzo e ha dichiarato: "Se il Governo è disposto a investire sugli autodromi, Imola deve essere della partita. Se c’è l’intenzione di mantenere in Italia i grandi eventi, i cui contratti sono tutti in scadenza, come la Formula 1 e la MotoGp, noi abbiamo tutte le omologazioni e siamo più competitivi". Daniele Manca spiega che "Germania e Francia si stanno interrogando su come mantenere certe competizioni. In altri Stati ci sono già interventi pubblici a sostegno di eventi che costano anche 15 milioni di euro. Credo che siano maturi i tempi per pensare a delle alternanze". La proposta del sindaco della città in provincia di Bologna è chiara: se Monza non è più in grado di tenere testa alle richieste di Bernie Ecclestone e la politica fosse pronta a scucire gli investimenti a garantire la permanenza del Gran Premio d'Italia nel calendario del mondiale di Formula 1, allora non c'è ragione per cui non possa tornare nel gioco delle alternanze anche Imola. Proprio oggi nella conferenza stampa dei piloti a Austin è stato trattato il problema della sostituzione dei vecchi circuiti con quelli nuovi.

Infine il sindaco di Imola ha concluso dicendo: "Il nostro progetto dovrà finire subito sui banchi del Governo. È finita la visione nostalgica dell’Autodromo fatta di società che non reggevano. Abbiamo individuato con coerenza e chiarezza le persone e il progetto. Ora tocca a noi trovare punti di connessione per renderlo sostenibile". In poche parole, l'amo è sto lanciato: lo raccoglierà qualcuno?

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