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Formula 1, Hamilton: “La Mercedes mi ha mancato di rispetto”

L’inglese torna su quanto accaduto nell’ultima gara di Abu Dhabi, quando la scuderia gli intimò di accelerare: “”È stato uno dei momenti scomodi dell’annata. L’ho visto come una mancanza di rispetto, per quelli che hanno parlato e per tutti i membri del team Mercedes” ha spiegato.
A cura di Matteo Vana
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Lewis Hamilton – Getty Images
Lewis Hamilton – Getty Images

Sembrava essere scoppiata la pace in casa Mercedes, ma Lewis Hamilton non sembra disposto a metterci una pietra sopra. Il pranzo con Toto Wolff doveva essere l'incontro che avrebbe sancito la fine delle ostilità: abbracci e pacche sulle spalle, dichiarazioni d'amore sui social, il tutto nel più classico stile dell'inglese, abituato a immortalare qualsiasi cosa succeda nella sua vita con lo smartphone. La ruggine legata all'ultimo Gp della stagione doveva essere ormai solo un ricordo e invece il vice campione del mondo non l'ha ancora digerita.

L'inglese non dimentica

I fatti risalgono all'ormai famosa gara di Abu Dhabi, quella del trenino di Hamilton. L'inglese, vedendo sfuggire di mano il mondiale a causa del secondo posto di Nico Rosberg, tenta la manovra disperata: frena più volte, abbassando notevolmente il proprio passo fino a far arrivare a contatto Max Verstappen e Sebastian Vettel che si mettono a tallonare da vicino il tedesco. A quel punto arriva l'ordine di scuderia che intima, scomodando addirittura Paddy Lowe, di accelerare. Una decisione che non è piaciuta all'inglese che, nel corso di una intervista al Telegraph, lo ribadisce: "È stato uno dei momenti scomodi dell'annata – ha dichiarato –; l'ho visto come una mancanza di rispetto, per quelli che hanno parlato e per tutti i membri del team Mercedes".

La manovra dello scandalo

Un epilogo difficile da digerire soprattutto per chi, come Hamilton, non è abituato a perdere. La strategia del pilota Mercedes alla fine non pagò, Vettel non volle approfittare delle circostanze evitando di attaccare Rosberg che così riuscì a prendersi il 2° posto che gli valse il titolo mondiale. Una vera e propria insubordinazione quella dell'inglese che, soprattutto prima della clamorosa decisione del compagno di squadra di ritirarsi dalle corse, fece vacillare il rapporto tra la scuderia di Brackley e Hamilton con la prima a minacciare sanzioni pesanti e il secondo a ribadire che quella era la sua gara e non tollerava intromissioni, tanto più che il titolo costruttori era già in cassaforte. Sembrava tutto risolto, ma evidentemente qualche sassolino nella scarpa del britannico ancora c'era.

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