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F1 in crisi tra team a rischio, stipendi in ritardo e solo 18 monoposto in griglia

Griglia di partenza al minimo sindacale e attenzione globale inabissata: nel Circus che mira ai profitti a farne le spese è lo spettacolo tra piloti non pagati, asset messi all’asta e team tagliati fuori, o quasi.
A cura di v.a.
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La Formula 1 è in una crisi profonda, non solo economica ma anche di idee. Il prossimo 15 marzo scatterà il primo appuntamento stagionale sulla pista di Melbourne e nel lasso di tempo che ci separa dal primo round del calendario iridato ancora due test decisivi per i team a Barcellona. La cornice del Circus racchiude un contesto sempre meno splendente, specchio di difficoltà finanziarie, team tagliati fuori, in un futuro sempre più incerto e privo di stimoli in grado di rivitalizzare il mondiale ormai alle porte. AI test del Montmelò i team sicuramente presenti saranno nove, mancherà la Caterham, che nei giorni scorsi metteva all’asta tutti i suoi beni, non ci sarà la Marussia, ovvero la Manor F1 che venduta la sede di Banbury al team di Haas, fa un tentativo estremo per cercare di essere tra le protagoniste della griglia di partenza.

La lista dei team che saranno al via del mondiale è ancora provvisoria e la FIA è propensa a mantenerla tale finché sarà possibile. Le speranze della Manor in parte bocciate dallo Strategy Group passano dalla possibilità di riuscire nella corsa contro il tempo per assemblare una monoposto con specifiche tecniche del 2015. La deadline per l’ex Marussia sarebbe il Gp del Bahrain, quarto round stagionale, per il team che ha già pagato la tassa di iscrizione e la cui posizione è ancora soggetta a conferma nell’elenco provvisorio pubblicato lo scorso dicembre. Una situazione più che complessa per il team che sta progettando di uscire dall’amministrazione controllata il prossimo 19 febbraio come parte della sfida del rientro in F1. Le ultime voci parlano di un ritorno basato su motori Ferrari 2014, ma l’appeal per gli sponsor manca in una situazione ormai decisamente compromessa e che la tragedia di Jules Bianchi ha fatto precipitare.

A non passarsela bene neppure Sauber e Force India, che vorrebbero una ripartizione più equa dei fondi, più potere decisionale ma soprattutto un tetto massimo di spesa, quel budget cap che a Mercedes, Ferrari, Red Bull e McLaren non interessa, mentre Ecclestone che si dice pronto a portare avanti dei cambiamenti che stentano ad arrivare. In un Circus che mira ai profitti più che alla tradizione a farne le spese è lo spettacolo che continua a perdere ascolti, anche in Germania dove nonostante una Mercedes che ha dominato il mondiale, lo scorso anno si è registrato il minor numero di spettatori degli ultimi 20 anni. Tanti, troppi segnali di un interesse globale in costante declino, mitigato da meeting in cui di si dovrebbe provare a mettere la parola fine alle battaglie economiche in infinite discussioni ad oggi finite tutte nel vuoto.

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