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F1, Guy Edwards è morto, ma è una bufala: “È vivo e vegeto nel suo cottage in Irlanda”

La testata Autosport che ha annunciato la scomparsa del 75enne pilota inglese che aiutò Merzario a estrarre Lauda dal rogo del Nurburgring: “Scusa Guy, ti facciamo i nostri migliori auguri”.
A cura di Matteo Vana
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Guy Edwards - Foto Twitter
Guy Edwards – Foto Twitter

Il mondo della Formula 1 è in lutto, ma solo per qualche ora. Scivolone della testata britannica Autosport che martedì ha annunciato la scomparsa di Guy Edwards, il 75enne britannico ricordato, oltre che per le sue abilità in pista, anche per essere stato, con Arturo Merzario, Harald Ertl e Brett Lunger, uno dei piloti che salvò dalle fiamme dell’incidente del Nurburgring l’ex campione Ferrari Niki Lauda.

"È vivo e vegeto nel suo cottage in Irlanda"

Edwards era stato dato per morto, dopo una lunga malattia, nella sua casa in Irlanda, nello stesso giorno in cui, nel 2013, è tragicamente scomparso il figlio Sean, anche lui pilota automobilistico, deceduto in seguito a un incidente stradale. Un suo ex collega, venuto a conoscenza della notizia, è andato a verificare di persona nella sua abitazione, trovando Edwards vivo. “Chiediamo scusa a Guy, alla sua famiglia e ai tanti amici del mondo dell’automobilismo. Più fonti ci hanno riportato che Edwards era morto, ma un ex collega di Guy è riuscito a rintracciarlo nel suo cottage in Irlanda, parlando con lui personalmente e confermando che è vivo e vegeto”.

Il salvataggio di Lauda gli ha garantito la Queen's Gallantry Medal

Guy Edwards, classe 1942, ha iniziato a correre con una Formula Anglia nel 1965, prima di acquistare una Mini Cooper. Nel 1971 il salto in Formula 5000 grazie alla McLaren, prima di salire su una Lola nel 1973, vincendo anche le due gare. Nel 1974 il debutto in Formula 1, sempre con la Lola del team Embassy, grazie all'aiuto di alcuni sponsor. Un incidente, in quello stesso anno, lo tenne lontano dalle corse per quasi una stagione, un periodo vissuto ai margini ma che fortunatamente non intaccò il suo appeal agli occhi delle scuderie, tanto che nel 1976, tornò al volante di una Hesketh. Pochi i risultati in gara, con nessun punto conquistato, ma l'azione eroica del salvataggio di Niki Lauda che gli garantirà anche la Queen's Gallantry Medal, l'onorificenza che la Regina d’Inghilterra concede a chi si distingue per gesti eroici. Oltre ad aver corso in Formula 1, Edwards è noto anche per la grande capacità di reperire sponsorizzazioni e strappare così corposi ingaggi. È stato uno dei primi a capire le grandi potenzialità delle competizioni a motore, garantendosi così l'appoggio delle grandi case e un sedile. Proprio sull’arte di reperire fondi per finanziare le carriere sportive, il britannico ha pubblicato anche un libro dal titolo eloquente: "Sponsorship and the world of motor racing". Dopo la Formula 1, la carriera di Guy si è conclusa nelle serie minori dove ha fatto registrare un importante 5° posto alla 24 Ore di Le Mans, corsa su una Porsche 956, che ha condiviso con il proprietario John Fitzpatrick e con l'amico di vecchia data Rupert Keegan, risultato migliorato poi due anni dopo quando finì ai piedi del podio sempre per Fitzpatrick, con Jo Gartner e David Hobbs.

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