Formula 1, Mosley: “La morte di Senna ha salvato migliaia di vite”
Nel prossimo weekend all'Autodrono di Imola nell’ambito dell'Ayrton Senna Tribute 1994/2014 ci saranno diversi incontri sulla sicurezza e alla sua evoluzione in Formula 1 dagli anni Cinquanta a oggi: in particolare nella mattinata di giovedì 1 maggio ne parleranno l’ingegner Gian Carlo Bruno con gli ingegneri Gian Paolo Dallara, Mauro Forghieri, Mauro Coppini e Gian Carlo Minardi, insieme ad altri illustri esponenti del mondo delle competizioni. Si parlerà di come quel giorno, o meglio, quel weekend segnò uno spartiacque decisivo tra la prevenzione e la passività. Anche Max Mosley, in una lunga intervista alla Reuters, ha voluto trattare questo tema. Lui ha corso negli anni in cui i piloti scendevano in pista giocandosi molto spesso la vita e che nel 1994 era presidente della FIA da appena un anno. L'ex dirigente si dice orgoglioso di quanto fatto finora: "Quel weekend di Imola fu un catalizzatore di cambiamento sulla strada che, letteralmente e senza dubbio, ha salvato decine di migliaia di vite. Senza qull’impulso, non saremmo mai andati a Bruxelles, non avremmo mai avuto l’Euro NCAP (programma europeo che definisce le modalità di valutazione della sicurezza passiva delle nuove vetture, nato nel 1997), i crash test, le leggi che hanno innalzato i livelli di sicurezza. Migliaia di persone che vanno in giro contente sane sarebbero morte se non fosse stato fatto quello che è stato fatto. E tutto questo ha avuto inizio con l’incidente di Ayrton".
Un'intervista molto particolare che ha toccato diversi temi riguardanti la sicurezza sulle piste prima e dopo il 1994. Quanto fatto dal circus, ha oltrepassato enormemente i propri confini: "La Formula 1, e sfortunatamente anche Ayrton e Roland, ha fatto cambiare passo alla sicurezza stradale con ricadute sulla vita di migliaia di persone.E non forse, di sicuro. Si sareb be arrivati ad avere una sicurezza stradale, ma probabilmente ci sarebbero voluti altri 15 o 20 anni. E nel frattempo, migliaia di persone sarebbero rimaste uccise e invece sono vive. E questo è quello che importa davvero".