Giovinazzi: “Grazie Ferrari, rimarrai parte di me. Raikkonen? Era il mio idolo da bambino”
Un anno in panchina, costretto a guardare da spettatore quella Formula 1 alla quale pensava ormai di appartenere dopo le gare con la Sauber in Australia e Cina, seppur solo come sostituto di Pascal Wehrlein: Antonio Giovinazzi, però, ha atteso in silenzio la sua occasione sfruttando le poche occasioni concesse e riuscendo a conquistare il posto da titolare in Alfa Romeo Sauber dove, nel 2019, dividerà il box con Kimi Raikkonen.
Ferrari e Raikkonen nel destino
Un traguardo importante quello raggiunto dal pilota pugliese che, dopo un anno di purgatorio, si è visto finalmente spalancare le porte del Paradiso dei motori grazie anche al ruolo di terzo pilota Ferrari che gli ha permesso di farsi notare e di approfondire la propria conoscenza con il mondo della Formula 1. Una gavetta che adesso tornerà utile a Giovinazzi che non dimentica la scuderia italiana, la prima che ha creduto in lui.
Ho imparato molto lavorando con gli ingegneri della Ferrari – ha detto Giovinazzi, premiato alla serata dei Caschi d'oro, ai microfoni di Sky -. La Rossa rimane sempre una parte di me, mi hanno portato dove sono ora. Mi concentrerò su me stesso e penserò di gara in gara. Raikkonen? Ricordo bene quando vinse il titolo mondiale, ero un ragazzino, e mai avrei immaginato che un giorno avrei diviso il box proprio con lui. Me lo hanno descritto come un tipo taciturno, ma nei due giorni di Yas Marina ho scoperto una persona diversa. Ho trovato Kimi molto carico, lo ammiro moltissimo, è un campione del mondo che quest’anno ha dimostrato di essere ancora un vincente. Credo che avere un pilota della sua caratura al mio fianco rappresenti per me una grande opportunità di crescita, e sono certo che non mi negherà il suo aiuto.
Per Giovinazzi, quindi, il 2019 sarà un anno importante sia per realizzare il proprio sogno di correre in Formula 1 finalmente da titolare sia per il fatto di dividere il box con un campione del mondo come Kimi Raikkonen, il suo idolo da piccolo e adesso compagno di squadra. Un'arma in più, per il pilota italiano, da sfruttare nel suo percorso di crescita magari sperando, un giorno, di tornare alla casa madre per giocarsi le sue chance mondiali.