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GP Australia, F1 indecente davanti al Coronavirus: la decisione “forzata” di cancellare la corsa

Fia e Formula 1 hanno dimostrato di non essere all’altezza della situazione: gestione indecente per non prendere una decisione in merito all’ovvia cancellazione del GP d’Australia dopo che un membro della McLaren era risultato positivo al test del Coronavirus. E come se non bastasse è loro anche la scellerata scelta di lasciare gli appassionati ammassati fuori dai cancelli dell’Albert Park prima di comunicare loro una decisione presa dai team ben 7 ore prima.
A cura di Michele Mazzeo
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Il GP d’Australia di Formula 1 è stato cancellato, ma ancora una volta gli organi di governo del campionato automobilistico a ruote scoperte più prestigioso al mondo hanno dimostrato di non essere all’altezza della situazione con un GP che doveva essere annullato già da settimane e che invece ha portato la gente fino ai cancelli dell’Albert Park prima di annunciare la decisione. Mettendo anche a rischio la salute degli spettatori.

E la tempestività con cui sono stati invece rinviati il GP del Bahrain e il GP del Vietnam poche ore più tardi non cancella una gestione incomprensibile della cancellazione della gara di Melbourne. Già, perché erano tutti fermi lì ad aspettare che Formula 1, Fia, gli organizzatori del gran premio e le autorità australiane dessero comunicazioni in merito alla cancellazione o meno del GP d’Australia dopo che la McLaren aveva annunciato il ritiro dalla competizione in seguito alla positività al Coronavirus di uno dei suoi tecnici che aveva ravvisato i sintomi del CoVid -19 mettendosi in autoisolamento.

Formula 1 indecente: ‘una notte di ordinaria FIA’ a Melbourne

E invece si è assistito all'indecenza, alla più disdicevole e scandalosa situazione che si potesse immaginare, un episodio destinato a rimanere nei libri di storia come nella memoria dei tifosi. Un giorno di ordinaria follia a Melbourne, anzi parafrasando il titolo del film diretto da Schumacher (non il leggendario Michael, ma il regista statunitense Joel) verrebbe da dire “un giorno di ordinaria FIA” a Melbourne.

Quegli appassionati che erano ammassati lì tra mascherine e sciarpe improvvisate per il timore del contagio, nel caos più assoluto, lasciati davanti ai cancelli chiusi dell’Albert Park in attesa di conoscere il destino del GP d’Australia e quindi anche il loro destino, rappresentano la fotografia più tangibile di una scellerata gestione della situazione da parte di chi (Fia, Formula 1, Australian Gran Prix Corporation, Governo australiano, istituzioni dello Stato di Victoria) avrebbe dovuto tutelare in primis la loro salute.

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Una volta che, in nome degli interessi economici, era stato fatto di tutto per disputare il gran premio, con i piloti con in testa Lewis Hamilton scioccati dal fatto che tutto il mondo si sia fermato per l’emergenza sanitaria globale mentre la Formula 1 no, appena appresa la notizia della positività al Coronavirus del membro della scuderia McLaren, erano pochi i dubbi sulla decisione da prendere. Eppure ci sono volute oltre due ore di riunione (annunciata dall’account ufficiale della Formula 1 alle 23.22 di Melbourne) per non decidere e lasciare l’onere ai team che a maggioranza hanno optato per la cancellazione.

Ma come se già ciò non bastasse, Fia, Formula 1, gli organizzatori e le autorità locali sono riusciti nell’impresa di peggiorare la situazione. Come? Annunciando soltanto in tarda mattinata australiana (alle 10.08 di Melbourne), ampiamente dopo l’orario previsto per l’apertura al pubblico del circuito dell’Albert Park (in programma alle 8.45 locali), la cancellazione della gara, decisa almeno sette ore prima, costringendo così i tantissimi appassionati che avevano acquistato il biglietto a riversarsi in massa davanti l’ingresso. Il risultato? Un assembramento di persone che cresceva di minuto in minuto con la speranza di prendere posto sulle tribune lasciato invece lì fuori per diverse ore in attesa che qualcuno si degnasse di comunicare loro quale decisione era stata presa. Non proprio il miglior modo per tutelare la loro salute dal contagio del Coronavirus, insomma.

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