Gran Premio d’Italia, lo scaricabarile è servito
Tutti gli appassionati di motorsport conoscono la situazione del Gran Premio di Monza. I problemi finanziari che dell'organizzazione del Gran Premio d'Italia sono ben noti e per questo motivo era stata chiesta una mano alla politica ma a quanto pare non ci sono risposte, anzi. Le risorse pecuniarie per dare continuità alla gara italiana nel calendario della Formula 1 non ci sono e i rappresentanti dei cittadini continuano a scaricare la responsabilità alla fazione avversa. Inoltre, il Senato ha respinto una proposta della Regione Lombardia che chiedeva la defiscalizzazione dell'operazione per entrare nella proprietà dell'Autodromo di Monza. Praticamente, il consiglio regionale lombardo aveva previsto una manovra che doveva permettere un investimento di 20 milioni di euro per rimettere a norma e ammodernare l'impianto brianzolo su un progetto insieme a Sias e Ac Milano. La Regione avrebbe rilevato delle quote dell'Autodromo senza immetterci delle risorse ma la mancata defiscalizzazione farebbe saltare tutto. Purtroppo non si capisce dove arrivino le responsabilità di una fazione politica o dell'altra perchè è uno "scaricabarile continuo": il centro-destra dà la colpa al Governo Renzi, il centro-sinistra al governatore leghista Roberto Maroni. Il solito gioco del cane che vuole mordersi la coda prima da una parte e poi dall'altra. Un progetto condiviso da tutti potrebbe salvare la tappa della Formual 1 in Italia ma, a quanto pare, è chieder troppo ai nostri rappresentanti.
Il problema non è la struttura ma i soldi
Bernie Ecclestone si è lamentato dell'infrastruttura ormai vecchia e obsoleta rispetto agli impianti che Hermann Tilke sta costruendo nelle zone più improbabili del globo ma il nocciolo del problema non è lì. Il boss del circus sta esportando la Formula 1 sempre più verso Oriente, dove i "petroldollari" gli fanno brillare gli occhi. Il circuito di Nurburgring è stato salvato dal miliardario russo Kharitonin, adesso speriamo acccada lo stesso per Monza ma la situazione è sempre più nera.
L'alternativa: il Mugello
Senza soldi non si cantano messe, figuriamoci se si riesce a smuovere un'organizzazione come la FIA. Era stata proposta un'alternanza con l’autodromo di Imola così i costi sarebbero ammortizzati sui due impianti ma a quanto pare l'idea è caduta senza che nessuno la raccogliesse. Se non si fa qualcosa si rischia di perdere una delle due tappe più antiche della Formula 1 (l'altra è Silverstone). Servono idee, investimenti e non slogan da campagna elettorale. A questo punto l'unica vera ancora di salvezza potrebbe essere l'interessamento da parte di privati: nuova liquidità potrebbe portare nuova linfa all'organizzazione del GP. Se cuesto non dovesse accadere, è molto probabile che il Gran Premio d'Italia si correrà al Mugello dal 2017.