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Guida autonoma, svelata la dinamica dell’incidente mortale avvenuto in Arizona

Il rapporto preliminare del National Transportation Safety Board stabilisce che si è trattato di un concorso di colpa: il software della vettura ha rilevato il pedone 6 secondi prima dell’impatto senza però riuscire ad avvisare il guidare o attivare le frenata d’emergenza. Dal canto suo, però, la bicicletta del pedone non possedeva catarifrangenti laterali e dall’esame tossicologico è emerso che aveva assunto metanfetamine e marijuana.
A cura di Matteo Vana
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Le auto a guida autonoma, nell'ultimo periodo, sono finite nel mirino della critica; a scatenare le polemiche è stato soprattutto l'incidente che lo scorso 18 marzo è costato la vita a un pedone, investito da una Volvo CX90 impegnata nei test per la guida autonoma di Uber che ha subito deciso di sospendere le prove proprio dopo l'incidente.

Per le autorità americane si è trattato di concorso di colpa

A distanza di due mesi, però, ecco arrivare il rapporto preliminare del National Transportation Safety Board che chiarisce meglio la dinamica dei fatti stabilendo, di fatto, che si è trattato di un concorso di colpa.  Il software della vettura – che poteva contare su telecamere frontali e laterali, un radar, un lidar, un navigatore e un'unità di calcolo dedicata  – ha rilevato la vittima sei secondi prima dell’impatto, inizialmente come un oggetto sconosciuto, poi come un veicolo e solamente a circa un paio di secondi dall'impatto come una bicicletta. Solo quando mancavano 1,3 secondi all'impatto il sistema ha rilevato che sarebbe servita una frenata d'emergenza che però, in modalità guida autonoma, era disabilitata. In questo caso il guidatore dovrebbe intervenire ma pare che il sistema non l'abbia allertato; i dati registrati dall'auto dimostrano che il conducente ha messo le mani sul volante meno di un secondo prima dell'impatto e che ha premuto il pedale del freno meno di un secondo dopo l'impatto.

L'incidente durante i test Uber sulla guida autonoma
L'incidente durante i test Uber sulla guida autonoma

Dal canto suo, però, il pedone, stando al rapporto compilato dall'ente americano, avrebbe potuto fare qualcosa per evitare l'impatto. Non può certo essere una colpa quella di indossare abiti scuri, ma non aver guardato nella direzione dalla quale proveniva l'auto e aver attraversato la strada in un punto sprovvisto di illuminazione stradale sono comportamenti che, secondo le autorità, hanno avuto il loro peso nella dinamica dell'incidente. Oltre a questo la bicicletta, spinta a mano, non aveva catarifrangenti laterali – come prescritto dal codice della strada americano – mentre quelli anteriori e posteriori, così come la lampadina frontale, erano perfettamente perpendicolari alla strada e dunque alla direzione del veicolo. L'autopsia, infine, ha rilevato che la persona investita aveva assunto metanfetamine e marijuana facendo propendere per il concorso di colpa. Una situazione limite, che forse pochi guidatori umani sarebbero riusciti ad evitare, appare evidente che la guida autonoma ha ancora bisogno di qualche perfezionamento prima di fare il suo ingresso nel mercato.

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