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I numeri permanenti dei piloti di Formula 1: ecco perché li hanno scelti

Dal 5 di Sebastian Vettel al 44 di Lewis Hamilton, dal 7 di Kimi Raikkonen al 77 di Valtteri Bottas, dal 3 di Daniel Ricciardo al 33 di Max Verstappen: ecco le motivazioni che si nascondono dietro i numeri dei principali protagonisti del Circus.
A cura di Michele Mazzeo
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Dal 2014 i piloti di Formula 1 devono scegliere obbligatoriamente un numero permanente che li accompagnerà poi per il resto della loro carriera. Per questo siamo andati a vedere quali sono le motivazioni che hanno portato alla scelta del numero per i 6 principali protagonisti di questa stagione, vale a dire gli alfieri di Ferrari, Mercedes e Red Bull.

Dalla numerazione fissa per i team al “numero a vita” per i piloti

In origine, nei vari campionati automobilistici il numero veniva assegnato gara per gara dagli organizzatori del singolo evento: a partire dai primi anni settanta, però, in Formula 1 si cominciò ad assegnare, salvo eccezioni, il numero 1 al campione del mondo in carica e dal 1974 si applicò la numerazione fissa, cioè l'assegnazione, a ciascun concorrente, dello stesso numero di gara per tutta la stagione. Essendosi ritirato dalle competizioni il campione del mondo 1973 Jackie Stewart, i numeri furono assegnati a coppie alle varie squadre in base alla classifica costruttori dell'anno precedente. Negli anni seguenti la numerazione sarebbe rimasta immutata con l'eccezione dell'assegnazione del numero 1 al campione del mondo uscente e il 2 al suo compagno di squadra, indipendentemente dai risultati del campionato costruttori, mentre alla squadra che deteneva i numeri 1 e 2 sarebbero stati assegnati i numeri che aveva, in precedenza, la squadra in cui correva il campione uscente.

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Fino al 1996, la numerazione restò quella stabilita nel 1974, cioè fino a quando venne adottato il sistema di numerazione utilizzato poi fino al 2013: all'inizio di ogni campionato, tutti i numeri venivano riassegnati sulla base della classifica dell'anno precedente; solo il numero 13 non era assegnato, ma per superstizione. Se il pilota campione in carica correva per un team diverso da quello campione in carica, avrebbe portato nel suo team i numeri 1 (per sé) e 2 (per il compagno di squadra). Dalla stagione 2014 ogni pilota può invece scegliere liberamente il proprio numero (dal 2 al 99) che dovrà essere utilizzato per tutta la propria carriera in F1. Sono esclusi dal novero l'1, riservato per prassi al campione in carica, che potrà decidere di anno in anno se usarlo o meno e il numero 17, ritirato dalla FIA il 20 luglio 2015 in memoria di Jules Bianchi. Ciononostante, il pilota perde il suo numero di gara dopo due anni di inattività nella categoria.

Vettel e il numero 5: kart, titoli iridati, Schumi e Mansell

Dopo questo breve excursus storico sulla numerazione andiamo adesso a capire cosa c’è dietro le scelte sul numero di gara scelto dai principali protagonisti attuali del Circus. Partiamo da Sebastian Vettel che come sappiamo ha scelto il numero 5. A rivelarlo è lo stesso campione di Heppenheim: «L’ho scelto perché ho vinto molto nei kart nel 2001 con il numero 5 – ha dichiarato il tedesco a Sport Bild nel 2014 -. E nel 2010 quando sono diventato campione del mondo per la prima volta. Inoltre, diversi altri piloti hanno vinto il titolo con il numero 5, come Michael Schumacher e Nigel Mansell».

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Raikkonen e il 7: dalla Lotus alla Ferrari il risultato non cambia

Il suo attuale compagno di scuderia in Ferrari, Kimi Raikkonen, come numero permanente ha invece scelto il 7. Il motivo è semplice: ha deciso di mantenere il numero utilizzato nella sua ultima stagione alla Lotus, spiegando che non crede molto nella cabala. «Nessuna cabala particolare – ha dichiarato all’epoca il finlandese al sito ufficiale della Ferrari – È il numero che avevo già lo scorso anno (2013, ndr) e non ci sono motivi per cambiarlo: mi piace, il che è sufficiente, no?».

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Hamilton e il 44: un numero di famiglia

C’è invece una motivazione ben più significativa dietro la scelta di Lewis Hamilton di optare per il numero 44. Per il britannico della Mercedes, che ha rifiutato anche il numero 1, pur di continuare a correre con il suo “potafortuna”, si tratta di una scelta di cuore: «Il 44 significa per me più dell'1. Ciò non vuole dire che non sono il numero 1! Il 44 è il mio numero di famiglia – ha detto il tre volte campione del mondo-. È quello che avevo quando ho iniziato a correre. Ho vinto il mio primo campionato con il 44. Significa qualcosa per me. Il numero uno l'ha avuto Vettel, Schumacher, tutti i campioni l'hanno avuto. Ma nessuno di loro aveva il 44, che è mio».

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Bottas e il 77: una BO77AS di marketing

Sicuramente meno sentimentale e più stravagante la scelta dell’altro alfiere della casa di Stoccarda. Infatti, per Valtteri Bottas non c’è nessun tipo di legame affettivo con il numero 77 che non aveva mai avuto prima in carriera. Una scelta dettata da ragioni di marketing: con questo numero, che mai nessuno aveva avuto nella storia della Formula 1, il pilota finlandese potrà infatti vendere il merchandising a lui legato con la sigla BO77AS (su suggerimento dei suoi fan su Facebook).

Ricciardo e il 3: omaggio all’idolo d’infanzia

Dietro la scelta del driver della Red Bull, Daniel Ricciardo, di prendere come numero permanente il 3 ci sono due motivi: era quello adottato dall’australiano nel suo primo kart e inoltre si tratta di un omaggio ad uno dei suoi idoli d’infanzia, il pilota di Nascar Dale Earnhardt che correva proprio con il numero 3.

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Verstappen e il 33: dal cortile di casa alle piste di Formula 1

Ricordi d’infanzia anche dietro il numero 33 bloccato dal baby fenomeno della casa austrobritannica Max Verstappen. A rivelarlo è proprio lui con un tweet sul suo profilo ufficiale «Da quando ero un bambino correvo con questo numero – dice l’olandesino sul social dei 140 caratteri accompagnando alle parole una foto di lui bambino alla guida di una jeep giocattolo griffata con il numero 33 -. Quindi ho pensato che fosse bello tenerlo anche in Formula 1».

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