Il pagamento del bollo auto: una tassa sensibile ai dialetti
Si paga due volte l’anno e non si sa bene come si chiama. C’è chi le dà nome “tassa di possesso” o chi, erroneamente, “tassa di circolazione”, altri, con più confidenza la ribattezzano “bollo auto”. Per altri ancora è una “tassa forfettaria”. Una cosa però è certa: è una tassa.
Altro dato di cui non sempre si è a conoscenza è l’importo. Le variabili che lo determinano sono quattro: tipologia di veicolo (auto, ciclomotore, etc.), presenza di impianto gpl/metano, potenza del motore e regione di immatricolazione. È proprio quest’ultima incognita a diversificare l’esborso, regione per regione.
Semplificato il pagamento fattivo del bollo grazie alla possibilità di effettuarlo nelle ricevitorie della Lottomatica, da un po’ di tempo è facile anche sapere quanto versare nelle casse dello stato. È infatti sufficiente andare nell’area dedicata del sito dell’Agenzia dell’Entrate, determinare le variabili sopra accennate ed aspettare il responso.
Da questi semplici dati forniti dal sito è possibile valutare la diversa politica fiscale attuata dalle regioni in materia di bollo. Gli automobilisti che pagano di più vengono da Calabria, Campania, Liguria, Abruzzo e Toscana. Per un auto euro 3 da 63 CV, priva di impianto alternativo, la tassa è di 137,97 euro. Seguono Marche (135,45 euro) e Molise (134,19 euro). L’area più economica è la Provincia autonoma di Bolzano (112,7 euro).
Tuttavia, la variabile su cui si muove maggiormente la forbice di contribuzione è la potenza del motore. La vettura per la quale abbiamo visto imporre una tassa di 137,97 euro, variata da 63 a 177 Cv, implica un importo di 432,32 euro (che diventano 413 se, più credibilmente, si fa salire anche il valore ecologico della vettura da euro 3 a euro 6). Il salto qualitativo, però, è quello tra un'Atos ed una Bmw X3. Insomma, con tutto il dovuto rispetto per la piccola scattante Hyundai, non una cosa da poco…