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Kevin Schwantz, 50 anni a tutto gas

Nonostante abbia vinto un solo titolo, in 500, è rimasto nel cuore dei motociclisti. È l’idolo di Valentino Rossi.
A cura di Vito Lamorte
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"È un fenomeno che va più forte di tutti, e se impara a concludere le gare può vincere cinque titoli mondiali". Con queste parole Freddie Spencer aveva definito Kevin Schwantz che, fin da giovanissimo era solito spingere oltre il limite e per questo motivo non riusciva sempre a concludere tutto il Gran Premio. Questo giovanotto, nato il 19 giugno 1964, compie cinquant'anni ed è ancora nei cuori di tutti gli appassionati di motociclismo per la sua guida a dir poco spettacolare e spericolata. Schwantz ha cominciato con il trial, il dirt-track ed il motocross e già lì la stoffa era sotto gli occhi di tutti. Questo ragazzo nato a Houston ereditò il numero 34 dalla zio che vendeva moto e che faceva qualche gara. Kevin scoprì la bellezza dell’asfalto e non ha più smesso. Superbike dell’AMA con la GSX-R Suzuki 750, tante vittorie, tante cadute, nessun titolo è vero, però negli States era già adorato. Nell’87, a 23 anni, approdò nella classe regina con la Suzuki 500 ufficiale, raccomandato da Barry Sheene. Ci mise un anno per ambientarsi perchè la moto era un po' indietro rispetto alle altre e la prima vittoria arriva a Suzuka nel 1988. Da allora, un totale di 25 successi. E 29 pole, 26 giri veloci, 51 podi.

Il titolo della 500 arrivò nel 1993. La RGV andava forte, lui era più calmo e partì alla grande: vinse quattro volte e andò sempre sul podio nelle prime nove corse, fino a Donington. Ricordiamo tre episodi di quel mondiale: la carambola provocata da Doohan nel GP di Gran Bretagna in cui riportò l’ennesima frattura e gli fece perdere una gara e mezza, la caduta di Wayne Rainey a Misano, che riportò la frattura della colonna vertebrale e la conseguente paralisi alle gambe, e il quarto posto di Laguna Seca che gli diede la certezza aritmetica del suo primo titolo con una gara di anticipo. La sera stessa la Suzuki aveva preparato una modesta festicciola per Kevin in un hotel di Monterey quando all’improvviso piombò nella stanza Kenny Roberts che gli urlò: "Vergognati, questo è un titolo che non meriti!". Ma Schwantz, che di Wayne era amico da anni, non meritava quelle parole.

Kevin Schwantz è stato soprannominato il "pilota kamikaze" per il suo stile aggressivo e funambolico, non era in possesso di una grande tecnica ma riusciva a ovviare questa lacuna con agilità, grip e frenata. È stato pilota di motocross e il suo stile ne risentiva parecchio. Un infortunio al polso destro lo ha costretto a ritirarsi dal motociclismo professionistico. La sua ultima gara fu al Circuito del Mugello tra le lacrime. La Federazione Internazionale Motociclismo ha ritirato il suo numero 34 dalle carene delle moto partecipanti al mondiale nella classe regina. Questo texano dalla guida spettacolare è l'idolo del nostro Valentino Rossi che, dopo la gara di Austin del 13 aprile scorso, lo ha omaggiato con un fotomontaggio su Twitter.

Buon compleanno Kevin!

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