L’impero Rosso di Schumi in F1 dal 2000 al 2004
Ci sono delle intere epoche segnate da un pilota o da una scuderia, ma mai nessuno nella storia della Formula 1 riuscì mai a fare ciò che Michael Schumacher e la Ferrari riuscirono a fare all’inizio del nuovo millennio imponendo un dominio prolungato per 5 stagioni consecutive che hanno permesso al campione di Hurt e alla casa di Maranello di scrivere il proprio nome nella leggenda di questo sport. Soprattutto per il tedesco che grazie a questo incredibile filotto è diventato il pilota più vincente di sempre e il detentore di tutti i principali record del campionato mondiale di Formula 1. Ma se i risultati furono gli stessi, ogni singola stagione fu invece diversa dalle altre. Ecco nel dettaglio quello che si può definire “l’impero Rosso di Schumi”.
Anno 2000 – Il gap con le McLaren che aveva caratterizzato i primi anni di Schumi in Ferrari sembra definitivamente colmato. Così la prima stagione del nuovo millennio per Michael e la sua F1-2000 comincia con una lunga striscia di vittorie: 5 successi nelle prime 8 gare, e un vantaggio di 26 punti sul campione del mondo in carica Mika Häkkinen. Poi però i ritiri nelle tre gare successive consentono sia al finlandese che al suo compagno di scuderia David Coulthard di avvicinare il tedesco. Häkkinen, vittorioso anche nel seguente Gran Premio d'Ungheria, riesce a superare Schumacher con il britannico che si porta a quattro lunghezze. Il vantaggio di finlandese tocca l'apice nel Gran Premio del Belgio, grazie ad un altro successo che porta a sei i punti di distacco tra lui e il ferrarista.
La svolta arriva però nel Gran Premio d'Italia: il campione di Hurt si impone a Monza e poi negli Stati Uniti riportandosi in testa alla graduatoria. Il campionato si decide, con una gara di anticipo a Suzuka: Schumacher dopo una gara in rimonta sul rivale Häkkinen conquista il suo terzo titolo iridato, riportando l’alloro a Maranello dopo 21 anni di attesa (l'ultimo a vincerlo era stato Jody Scheckter nel ‘79). Successivamente in Malesia, nell’ultimo appuntamento stagionale, centra la nona vittoria dell’anno che, insieme al terzo posto di Barrichello, regala alla Ferrari anche il titolo costruttori.
Anno 2001 – L’anno seguente la F2001 si dimostrò più competitiva delle rivali sin dai primi test. Ma nei primi quattro gran premi la lotta serrata tra Schumacher e David Coulthard porta i due piloti appaiati in testa alla classifica. Ma l’equilibrio è solo un’illusione. Il tedesco infatti inizia a mostrare una grande continuità di rendimento (8 podi consecutivi) che gli consentono di avvantaggiarsi nettamente sugli altri pretendenti al titolo, andando dunque a vincere agevolmente il suo quarto iride in Ungheria con quattro gare d'anticipo, pareggiando dunque il record di Alain Prost.
Anno 2002 – Ancora maggiore sarà la superiorità di Michael e della Ferrari l’anno successivo, nonostante le Williams (guidate dal fratello Ralf e dal colombiano Juan Pablo Montoya) abbiano cercato di opporre un minimo di resistenza allo strapotere della Rossa. Entrambi i titoli non sono stati mai in discussione con il tedesco che centra il suo quinto titolo mondiale con 144 punti, salendo sul podio in ogni gara e vincendone ben 11, raggiungendo la conferma matematica con ben 6 gare d'anticipo ed eguagliando il primato dell’altro “pentacampione” Juan Manuel Fangio.
Anno 2003 – ll mondiale 2003 prese il via con alcune modifiche regolamentari fatte proprio per fermare lo strapotere della Ferrari. L’inizio per la casa di Maranello e il Kaiser non è dei migliori: David Coulthard si aggiudica il primo gran premio in Australia mentre Schumacher si deve accontentare solo di un quarto posto, e peggio va poi nei due GP successivi, in Malesia e in Brasile, dove il tedesco ottiene rispettivamente un sesto posto e un ritiro. Questo brutto avvio costringe il tedesco a ben 16 punti di distanza dal leader del mondiale Kimi Räikkönen.
Ma con l'introduzione della nuova e più competitiva F2003GA dal quarto GP in poi cambia tutto: il tedesco torna a vincere per tre volte di fila e i punti di distacco dal giovane finlandese della McLaren diventano solo due, e dopo la vittoria nel Gran Premio del Canada Schumacher torna in testa alla classifica. Ma ancora i giochi sono aperti e le brutte prestazioni in Germania (7° posto) e in Ungheria (8° posto) permettono a Räikkönen di tornare in vetta e a Juan Pablo Montoya di avvicinarsi al tedesco, grazie ad una serie di ben sette podi di fila.
Schumacher però non si dà per vinto e con due vittorie consecutive, a Monza e negli Stati Uniti, ristabilisce le distanze dagli avversari. Si arriva così in Giappone per l’ultimo appuntamento dell’anno con una situazione che vede 92 punti per il ferrarista, 83 per il finlandese che supera di un solo punto Montoya, che però non avrebbe potuto più aggiudicarsi il titolo per il minor numero di successi stagionali rispetto al tedesco (secondo criterio di assegnazione in caso di arrivo a pari punti). Schumacher, partito 14° e dovendo effettuare una sosta in più per cambiare l’alettone danneggiato, finisce ottavo e conquista quel punto necessario per consentirgli di essere ancora una volta campione del mondo: un sesto alloro che lo rende il pilota più titolato della storia della Formula 1.
Anno 2004 – Se il 2003 è l’anno in cui la lotta per il titolo è stata più equilibrata, la stagione 2004 di contro è quella in cui il dominio del binomio Ferrari-Schumacher mostra tutto il suo strapotere. Il tedesco a bordo della sua F2004 si rende protagonista di una striscia impressionante di vittorie: 12 nelle prime 13 gare solo perché nel GP di Montecarlo viene tamponato da Montoya in regime di safety-car laureandosi per la settima volta campione del mondo a quattro gare dal termine, ritardato solo da Barrichello sull’altra Ferrari che tiene aperti i giochi più a lungo. In questa stagione Schumi conquista dunque il settimo titolo mondiale personale (l’ultimo in carriera), il quinto consecutivo con la Rossa di Maranello, e batte vari record: vittorie, podi, giri veloci, punti e chilometri al comando delle gare.