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La F1 che non c’è più, cinque piste che hanno detto addio al mondiale

Silverstone riflette sul proprio futuro e presto potrebbe annunciare l’uscita dal circus. Quella britannica non sarebbe l’unica pista storica ad abbandonare, dal Nurburgring a Imola ecco i tracciati che hanno lasciato la Formula 1.
A cura di Matteo Vana
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La Ferrari di Michael Schumacher a Imola - Getty Images
La Ferrari di Michael Schumacher a Imola – Getty Images

Silverstone sì, Silverstone no. L'autodromo più famoso del Regno Unito riflette sul proprio futuro: continuare ad ospitare la Formula o meno, è questo il dilemma. Gli incassi non sono più quelli di una volta e le perdite cominciano a farsi importanti tanto che, solo nel 2015, il saldo ha fatto registrare un passo indietro notevole tanto da far perdere agli organizzatori circa 5 milioni di sterline. Il contratto con Bernie Ecclestone è di quelli a lungo termine, ma con una clausola gli organizzatori potrebbero interrompere il rapporto: quella del 2019 rischia di essere l'ultima volta di Silverstone. Una rinuncia che sarebbe dolorosa e che rischia di accomunare l'impianto britannico ad altri circuiti storici che hanno dato l'addio alla Formula 1.

Nurburgring, l'inferno verde

Il tracciato tedesco è il quinto di sempre nella storia di Formula 1 per edizioni ospitate, sono 40 le volte in cui le monoposto si sono disimpegnate sulle sue curve. La prima edizione andò in scena nel 1951 sulla Nordschleife, nota anche come l'Inferno verde: a imporsi fu la Ferrari di Alberto Ascari. Nei primi anni '50 per completarlo servivano circa 10 minuti, poi, grazie ad alcune modifiche e alle macchine sempre più veloci, il tempo scese progressivamente. La Nordschleife venne abbandonata nel 1976 dopo l'incidente di Niki Lauda per passare a girare sulla Südschleife, più corta e più sicura. L'ultimo a vincere al Nurburgring fu Sebastian Vettel, all'epoca in Red Bull, nel 2013.

Il via del Gp di Germania al Nurburgring - Getty Images
Il via del Gp di Germania al Nurburgring – Getty Images

Magny Cours, la nobile decaduta

Sono diciotto le edizioni in cui il Gran Premio di Francia si è disputato sulla pista della Borgogna. L'esordio nel 1991 quando fu Nigel Mansell, con la Williams, a trionfare. Quello di Magny-Curs è uno dei tracciati più imprevedibili della Formula 1: bastano infatti poche gocce di pioggia per rimescolare tutte le carte in tavola, come successe nel 1999 quando Frentzen trionfò con la Jordan. Uscito dal calendario nel 2008, non ritornerà neanche con la riammissione del GP di Francia a partire dal 2018: ad ospitare l'evento, infatti, sarà il circuito Paul Ricard, di proprietà di Bernie Ecclestone.

Felipe Massa taglia il traguardo dell'ultimo Gp di Francia, disputato nel 2008 - Getty Images
Felipe Massa taglia il traguardo dell'ultimo Gp di Francia, disputato nel 2008 – Getty Images

L'ultima di Ayrton Senna

È il 1980 quando in calendario fa la sua comparsa il circuito di Imola. In realtà la cittadina romagnola aveva già ospitato le monoposto sia nel 1963 che nel 1979, ma le gare non erano valide per il campionato del mondo di Formula 1. L'unica volta in cui il Gp d'Italia si disputò all'Autodromo Enzo e Dino Ferrari fu proprio nel 1980 quando si impose Nelson Piquet su Brabham. La pista ricevette numerosi consensi tanto che dall'anno successivo entrò definitivamente in calendario, ma non come Gp d'Italia bensì come Gp di San Marino; con questa denominazione ospitò ininterrottamente la Formula 1 fino al 2006 quando su Michael Schumacher a trionfare nell'ultima edizione. Purtroppo la pista di Imola è famosa anche per gli incidenti che portarono alla morte di Roland Ratzenberger e Ayrton Senna.

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Zandvoort, troppi incidenti

Quello olandese fu uno dei primi tracciati del mondo ad ospitare una gara di Formula 1: era il 1952 e sulla pista situata nei pressi della capitale Amsterdam si corse fino al 1985. Lungo 4,2 km è  ricordata soprattutto per alcuni incidenti che costarono la vita ai piloti: nel 1970 fu Pier Courage a perdere la vita quando la sua vettura, dopo aver urtato un terrapieno, si incendiò. Le fiamme furono così intense da costringere i commissari a seppellire la macchina con il pilota all'interno pur di spegnere l'incendio. Nel 1973, poi, fu la volta di Roger WIlliamson che, dopo la perdita di pressione di un pneumatico urtò le barriere. Anche in questo caso la vettura si incendiò condannando il pilota. Cpnsiderato troppo pericoloso, fu abbandonato nel 1985 quando Niki Lauda vinse la gara numero 25 della sua carriera con la McLaren, l'ultima in Formula 1.

Jackie Stewart sulle curve di Zandvoort - Getty Images
Jackie Stewart sulle curve di Zandvoort – Getty Images

Passata alla storia grazie a uno sciopero

A ricordare il Gran Premio del Sudafrica sono in pochi, ancor meno quelli che ricordano la pista di Kyalami, situata a circa 25 chilometri dalla capitale Johannesburg. Eppure il circuito vide la presenza delle monoposto dal 1967 al 1985 – con una interruzione nel 1981 -, e dal 1992 al 1993. A vincere la prima edizione, fu Pedro Rodriguez con la Cooper mentre l’ultima vide il trionfo di Alain Prost con la Williams, ma quella entrata nell'immaginario collettivo risale al 1982 quando i piloti, capitanati da Niki Lauda, scioperarono contro l'introduzione della Superlicenza creata dalla Fisa e la contestuale norma che impediva loro di far causa agli organizzatori delle gare. Solo all'ultimo venne trovato un accordo tanto che il GP venne disputato senza problemi.

Il via del GP del Sudafrica sulla pista di Kyalami - Getty Images
Il via del GP del Sudafrica sulla pista di Kyalami – Getty Images
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